Il numero dei votanti e il nome del vincitore costringe il Pd a fare i conti con il suo doppio volto, che è anche la doppia verità che deve affrontare. Nicola Zingaretti è stato chiamato a chiudere definitivamente l’età renziana. Non lo attesta soltanto il numero dei partecipanti alle primarie, oltre ogni aspettativa, ma la percentuale dei voti con cui la base si è espressa a suo favore.
Eppure il nuovo segretario si troverà a gestire una linea politica in dissenso con i gruppi parlamentari, totalmente figli delle scelte del leader oggi rinnegato. Ma prima ancora dovrà esercitarsi alla lavagna, tenere corsi serali di aggiornamento professionale, diciamo così: dovrà infatti far scoprire al suo partito la parola sinistra e dare a questa parola il senso che merita, recuperarla dalla soffitta, dov’è stata riposta, e restituirle la reputazione che ha perduto, difenderla dal dileggio che ha subìto.
Se la destra è così forte in questo mondo è perché la sinistra è evaporata, si è alzata in cielo e si è fatta nuvola. Non a caso pure nel Pd conta oggi parecchi autorevoli nemici.
Zingaretti non dovrà quindi solo dire qualcosa di sinistra, ma, dopo aver spiegato bene come essa si debba tradurre nelle scelte quotidiane, anche fare qualcosa di sinistra.
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