Il sostituto procuratore generale di Milano Antonio Lamanna ha respinto la richiesta di sospensione dell’ordine di carcerazione emesso venerdì scorso nei confronti di Roberto Formigoni in seguito alla condanna definitiva a 5 anni e 10 mesi per il caso Maugeri-San Raffaele. Il pg contestualmente ha trasmesso il provvedimento di rigetto dell’istanza di detenzione domiciliare della difesa alla Corte d’appello affinché, tramite un incidente di esecuzione, si esprima sulla richiesta avanzata dai legali dell’ex governatore della Lombardia.

All’ex presidente della Regione Lombardia è contestata una corruzione fatta di cene, viaggi e gite in barca. Divertimenti e anche un acquisto agevolato di una villa in Sardegna. Tutto pagato con i soldi fuoriusciti dalla casse dell’istituto Maugeri di Pavia e dell’ospedale San Raffaele di Milano. Per questo il pm di Milano Laura Pedio durante il processo di primo grado ricordò come “70 milioni di euro” erano stati  “tolti ai malati per i suoi sollazzi”. Una “serie di utilità” per favorire i due enti lombardi con delibere di giunta per circa 200 milioni di rimborsi pubblici.

L’ex governatore lombardo si è consegnato nel carcere di Bollate, nel Milanese venerdì. Nello stesso giorno la difesa aveva depositato l’istanza in cui si evidenziava che l’entrata in vigore della legge, che risale allo scorso gennaio, è successiva ai fatti-reato contestati e che, dunque, quelle nuove norme non possono avere efficacia retroattiva e devono valere le norme precedenti che non annoveravano la corruzione tra i reati ostativi per gli ultrasettantenni. In realtà si tratta di un intervento nel diritto processuale e non nel merito penale. In caso di successione di leggi nel tempo se la nuova legge è più sfavorevole della vecchia continua ad applicarsi quest’ultima ai fatti commessi prima dell’entrata in vigore della nuova legge solo se si tratta di norme sostanziali. Il principio non si applica per le norme processuali per le quali vale la regola tempus regit actum. Sarà la IV sezione penale della Corte d’appello di Milano a occuparsi del cosiddetto ‘incidente di esecuzione’ che la Procura generale solleverà in merito all’istanza della difesa. Mentre sarà il giudice Gaetano La Rocca, lo stesso giudice che ha presieduto il collegio che lo ha condannato in primo grado a 6 anni, il magistrato di Sorveglianza che si dovrà occupare di Formigoni da detenuto.

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