Sono Narciso Manenti e Raffaele Ventura, a quanto apprende l’Adnkronos, i primi due ex terroristi per i quali potrebbe arrivare l’estradizione dalla Francia. L’Italia infatti ha già formalizzato la richiesta relativa a Narciso Manenti, ex componenti dei Nuclei armati per il contropotere territoriale, condannato all’ergastolo nel 1983 per l’omicidio del Carabiniere Giuseppe Gurrieri, avvenuto nel 1979 a Bergamo, e per il quale la procura di Bergamo ha emesso un mandato di arresto europeo. Dovrebbe essere invece in via di formalizzazione una seconda richiesta che riguarda Raffaele Ventura, ex esponente delle Formazioni comuniste combattenti, la cui condanna è vicina alla prescrizione.

Manenti è stato condannato in via definitiva all’ergastolo. Il giorno successivo all’omicidio, Manenti fuggì in Francia.
L’appuntato dei Carabinieri fu ucciso con cinque colpi di pistola sparati a bruciapelo in un ambulatorio medico a Bergamo Alta, sotto gli occhi del figlio tredicenne, che il Gurrieri aveva portato dal dottor Gualteroni, vero obiettivo dei terroristi e a quei tempi responsabile sanitario del carcere di via Gleno.

La stretta voluta dal governo, dopo la cattura e il rientro in Italia Cesare Battisti, sugli altri ex terroristi macchiatisi di gravi crimini negli anni di piombo e fuggiti Oltralpe, sotto l’ombrello della dottrina Mitterand, sembra essersi messa in moto. Ieri a Parigi si è tenuta una riunione tra i tecnici del ministero della Giustizia francese e quelli di via Arenula, proprio per fare il punto sulla lista dei latitanti che l’Italia reclama indietro, la Francia fa sapere di avere ricevuto la scorsa settimana una prima domanda di estradizione per un ex terrorista rosso e che un’altra dovrà arrivare nelle prossime ore. Il portavoce del ministero della Giustizia francese, Youssef Badr, ha poi precisato che il dibattito con la delegazione inviata da Roma verte su una quindicina di dossier.

I nomi che circolano vanno da Giovanni Alimonti, leader delle Br-Pcc a Ermenegildo Marinelli, che fece parte del Movimento comunista rivoluzionario; da Luigi Bergamin, tra gli ideologi dei Pac, a Paola Filippi, anche lei ex membro dei Pac, e Roberta Cappelli e l’ex marito Enrico Villimburgo, entrambi membri di spicco della colonna romana delle Br. Figura anche quello di Giorgio Pietrostefani, dirigente di Lotta continua condannato a 22 anni di carcere per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi. Il portavoce francese ieri ha ricordato che le richieste saranno esaminate “caso per caso”. Nel dettaglio, saranno analizzato “la legittimità della richiesta, compresa la prescrizione dei fatti e la natura politica del reato”. “In un clima cordiale, collaborativo, di grande amicizia, si è concluso il primo incontro tecnico”, aveva fatto sapere in una nota il ministero della Giustizia italiano ricordando che lo “scoglio principale è la lotta contro il tempo, rappresentata dalla prescrizione: purtroppo gran parte delle richieste inoltrate nel 2002 non hanno mai lasciato gli uffici del ministero della Giustizia francese. Proprio per questo la delegazione italiana ha chiesto che su tutti i fascicoli si pronunci l’autorità giudiziaria francese”.

“Non sono al corrente di quello che sta succedendo, ma leggendo i giornali quanto emerso mi sembra completamente irricevibile giuridicamente, eticamente e politicamente, perché non vedo come queste eventuali richieste potranno mai approdare” a un esito positivo dice all’Adnkronos l’avvocato francese Irène Terrel, storico difensore di molti dei fuoriusciti italiani della lotta armata. “Quarant’anni dopo i fatti – sottolinea Terrel – il tempo è passato e le persone sono cambiate. Si tratta di soggetti che da decenni si sono perfettamente inseriti nella società francese. Non vedo perché rimettere in questione questo tema“. In ogni caso, aggiunge, “mi sembra molto rumore per nulla” che però “crea un danno, pregiudizievole a degli esseri umani”. L’avvocata francese ricorda che “numerosi casi erano stati respinti” nel tempo perché non erano in linea con la legge francese. Inoltre, aggiunge Terrel, “se è vero, come leggo, che si tenta di applicare il mandato d’arresto europeo, va tenuto presente che può essere applicato solo per reati posteriori al 1993”. In ogni caso, conclude, “penso che bisogna chiudere questi dossier vecchi di 40 anni. Ora bisognerebbe solo riflettere sul piano storico“.

Per Ventura sarebbe già scattato un mandato d’arresto europeo lo scorso anno. A quanto apprende l’Adnkronos, in base a quel provvedimento Ventura sarebbe stato trattenuto per 48 ore, salvo poi venire liberato perché il mae non può essere spiccato per reati antecedenti il 1993, come quelli per i quali era stato condannato.  roveniente dagli ambiente dell’Autonomia Milanese, Raffaele Ventura detto ‘Coz’, con Pietro Mancini (Piero) e Maurizio Gibertini (Gibo) faceva parte del gruppo nato intorno alla rivista “Rosso”. La mattina del 14 maggio del 1977, giornata che segnò il passaggio al terrorismo rimasta cristallizzata nella foto di via De Amicis a Milano che diventò icona degli anni di Piombo, c’era anche lui alla riunione che si tenne alla Statale con gli altri referenti dei servizi d’ordine delle diverse anime dell’Autonomia milanese per valutare le azioni di piazza. Oltre a Mancini, Gibertini e Ventura c’erano Oreste Scalzone per i gruppi vicini a Potere Operaio, Andrea Bellini per il “Casoretto” e infine una delegazione del partito marxista-leninista. Una manifestazione che doveva essere dura ma per cui non erano previste azioni di fuoco. E invece l’esito di quella giornata fu diverso: l’omicidio di Antonino Custrà, vicebrigadiere di polizia, due poliziotti feriti, la proprietaria di una boutique colpita da una pallottola alla testa. Ventura poi confluì nelle Fcc, le Formazioni Comuniste Combattenti e, successivamente, si dissociò dalla lotta armata.

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