L’ultimo post su Facebook è di domenica scorsa: un lungo commento a Sanremo dopo le polemiche sul televoto e le critiche alla “giuria, composta in gran parte da giornalisti e radical chic”. Poi più niente. Luigi Di Maio non ha parlato per più di 48 ore: non ha mai commentato il risultato delle elezioni in Abruzzo, non si è presentato al vertice lampo a Palazzo Chigi di questa mattina su Tav e Venezuela. Nel pomeriggio ha partecipato all’incontro su Navigator e reddito di cittadinanza con i rappresentanti delle Regioni, ma se ne è andato senza rilasciare dichiarazioni. Un solo segno di vita è arrivato verso sera: fonti M5s hanno smentito la notizia circolata tra ambienti parlamentari che si stesse valutando la nascita di una segreteria politica da affiancargli. “Falso”, è stato il commento arrivato da ambienti vicini al vicepremier.

Quello che inizialmente sembrava un temporeggiamento per dare spazio alla riflessione, è poi diventato un vero e proprio caso. Di Maio, dall’inizio della legislatura, non aveva mai scelto di rimanere in silenzio così a lungo. Il segnale è molto chiaro: il risultato delle elezioni in Abruzzo ha fatto molto più rumore di quello che sembra e lui, capo politico del Movimento, ha ritenuto opportuno prendersi un po’ di tempo per fare delle valutazioni. Anche perché le regionali sono l’ultimo dei problemi e già da oggi i 5 stelle devono guardare al futuro: sicuramente alle elezioni Europee di maggio, ma ancora prima ai nodi da affrontare dentro il governo. Oggi è stato il giorno della pubblicazione dell’analisi costi-benefici sul Tav: Di Maio sa che non possono cedere sul punto con Salvini, ma sa anche che di fronte si trova un muro. In più sul tavolo c’è sempre la richiesta di autorizzazione a procedere sul caso Diciotti per il ministro dell’Interno: un altro passaggio cruciale per i 5 stelle, divisi tra il mantenere fede alle origini e le ragioni di governo.

Insomma i temi sul tavolo sono tanti. Anche per questo in giornata si è diffusa la notizia che Di Maio stesse pensando alla nascita di una segreteria politica, una sorta di versione aggiornata di quel “direttorio” che i 5 stelle avevano poi sciolto in fretta e furia anni fa e tra le polemiche. L’ipotesi, anticipata dall’agenzia Adnkronos e confermata a ilfatto.it, è tutt’altro che campata in aria: il vicepremier ha bisogno di una squadra riconosciuta ufficialmente intorno e non solo dello staff comunicazione. E la mossa di farsi affiancare da altri portavoce potrebbe essere la soluzione. L’idea però deve essere valutata bene e soprattutto comunicata nel modo giusto per evitare che sembri il via libera a una struttura tipo “partito” politico, quanto di peggio possano attendersi i 5 stelle. Anche per questo è stata smentita ufficialmente in serata.

Un altro dei fronti su cui si potrebbero registrare novità, e su cui Di Maio sta ragionando, è quello delle alleanze sul territorio con liste civiche che condividono alcuni temi cardine dei pentastellati. L’ipotesi che già in passato era stata fatta avanti da una parte dell’ala governista (come Massimo Bugani, tra gli esponenti più vicini a Casaleggio) ha tuttavia un potenziale effetto collaterale: quello di rendere il M5s un “treno” sul quale possano salire esponenti politici non adeguati al rigido “identikit” preteso dai pentastellati per i candidati. Ma, certo, l’ipotesi rientra nella serie di riflessioni che, in queste ore, si fanno nel Movimento. Il problema è che sia Davide Casaleggio sia Beppe Grillo si sono sempre opposti all’idea: insieme alla regola dei due mandati, è la giustificazione ufficiale, questa è una delle norme intoccabili e fondanti del Movimento. Intanto però il dibattito c’è e Di Maio sta riflettendo su tutte le opzioni in campo.

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