Connessione non riuscita“. Da ieri gli utenti cinesi che cercano di accedere al motore di ricerca Bing (cn.bing.com), di proprietà di Microsoft, leggono questo messaggio. Secondo molti cibernauti che hanno verificato l’inaccessibilità al browser, il più importante tra quelli stranieri disponibili in Cina, si tratta dell’ennesimo caso di sito web bloccato dai censori di Pechino.

A diffondere per primi la notizia sono stati gli iscritti sui social. Alcuni già mercoledì si sono lamentati di dover utilizzare Baidu, il principale motore di ricerca cinese. “Abbiamo confermato che Bing è attualmente inaccessibile in Cina e siamo impegnati a determinare i prossimi passi”, ha detto un portavoce di Microsoft in una breve nota, diramata ore dopo aver detto che la società stava indagando sulla questione. Nessun commento invece dall’amministrazione cinese.

I siti già chiusi dal “Great Firewall”, l’apparato di censura online gestito dalle autorità cinesi, sono molti. Gli utenti asiatici non possono, ad esempio, accedere a Twitter, Facebook e a diversi organi di informazione stranieri. Nel 2010 Google aveva deciso di rimuovere il suo motore di ricerca nel paese, contro la censura online e gli attacchi informatici. L’azienda fondata da Bill Gates, invece, aveva scelto di rimanere nella rete cinese, sia con Bing che con il software di videocomunicazione di Skype, pur dovendo bloccare alcuni risultati di ricerca.

Secondo quanto scritto dalla stampa locale a inizio gennaio, la Cina ha rafforzato il controllo di Internet negli ultimi anni. Nel 2018 sono stati chiusi circa 26mila siti ‘illegali’ e sei milioni di messaggi con contenuti volgari o pornografici sono stati cancellati.

I problemi legati al motore di ricerca di Microsoft arrivano nel bel mezzo di una guerra commerciale tra Washington e Pechino. Gli Stati Uniti incolpano infatti la Cina di aver ‘rubato’ proprietà intellettuali e tecnologie americana. Nuovi negoziati tra i due paesi sono previsti per la prossima settimana.

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