di Carblogger

A leggere il documento diffuso da Volkswagen e Ford per annunciare una collaborazione in varie aree di business e di sviluppo, il termine “Alleanza Globale” nella headline appare effettivamente ridondante, come ha sottolineato qui su Carblogger Francesco Paternò, che lancia però l’ipotesi, assai suggestiva, che sia in realtà il primo passo per Ford per lasciare l’Europa.

Sulla tesi nutro perplessità di fondo, anche se su sull’onda del recentissimo voto negativo del Parlamento inglese sul Brexit deal verrebbe da pensare che per la Casa dell’Ovale i conti nel Vecchio Continente, già negativi, non possano che peggiorare, e che la ritirata sia a questo punto l’unica onorevole soluzione, così come già fatto dalla cugina Gm. Tuttavia, in Europa, c’è sempre stata, e si è accentuata in tempi recenti, una sostanziale differenza tra i due costruttori.

Ford è un marchio molto più forte di Opel/Vauxhall, soprattutto in vari mercati chiave – UK, certo, ma anche Italia, Francia, Germania – capace di attrarre ancora il segmento dei privati, quello più profittevole, e con un chiaro posizionamento di prezzo nel cuore dei vari segmenti. Eredità di una cultura di marketing, che ha prodotto tra i più grandi talenti manageriali nel mondo dell’automobile (e dintorni).

Abbandonare l’Europa equivarrebbe a disperdere gradualmente l’importante valore accumulato negli anni dal marchio, che nessuna operazione di razionalizzazione dei costi restituirebbe agli azionisti. È per questo che sono più incline a ritenere che si tratti davvero di un’Alleanza, strategica, al tempo di guerra. Sì, perché lo scenario che si intravede all’orizzonte del 2019, e degli anni che verranno, è tutt’altro che incoraggiante.

Le cose vanno peggio del previsto in Cina, il Brasile non dà segnali di chiara ripresa, Asia e Medio Oriente stagnano ed in America ci si attende da un momento all’altro che la risalita dei tassi contragga i consumi. In questo contesto non esiste costruttore che possa permettersi il lusso di non essere globale e di non guadagnare abbastanza per investire (molto) per continuare a crescere (almeno un po’ ).

Oggi, Ford e Volkswagen hanno bisogno l’una dell’altra: la prima per continuare ad esserci, recuperando velocemente l’enorme ritardo accumulato nello sviluppo di tecnologie; la seconda per tornare, e restarci, sul mercato Usa.

E l’Europa? La mia tesi è che sia terreno di scambio: un po’ meno volume per Ford, che equivale a minor pressione sul pricing, e maggior margine di manovra per Volkswagen per crescere ancora ma senza comprimere, anzi aumentando la redditività. Così va letto il recente annuncio di Wolfsburg di aumentare i prezzi per fare fronte all’aumento dei costi per adeguare le motorizzazioni ai nuovi standard omologativi. In fondo, Ford è sempre stata una spina nel fianco di Volkswagen, soprattutto nella parte centrale e di maggior volume del mercato, dove la marca tedesca ha più opportunità di crescita, avendo occupato tradizionalmente la parte più alta dei segmenti, andandosi però a scontrare in casa con il marchio Audi.

Alla luce del complesso meccanismo di posizionamento dei marchi e dei relativi profitti, il termine Alleanza per l’accordo Ford – Volkswagen appare tutt’altro che ridondante, e l’Europa resta probabilmente un nodo strategico e da presidiare, con tutti i mezzi possibili, dai veicoli commerciali fino si servizi più avanzati di mobilità. Il centro di un’Alleanza che potrebbe, tra il più (di Volkswagen) ed il meno (di Ford), dare vita ad un nuovo macro agglomerato da almeno 17 milioni di vetture, divenendo un nuovo punto di riferimento per tutto il comparto. Quanto profetizzato qualche anno fa da Marchionne – un polo americano, uno europeo, uno asiatico – sta diventando realtà.

@carblogger_it

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