Una ragazza che – nell’estate che precede l’evento che le cambierà la vita – sceglie Marzamemi, la spiaggia di San Lorenzo e le sue acque cristalline per ricaricare le batterie è già una numero uno per me. Il mio campanilismo siculo è il contrasto perfetto per parlare di Paola Egonu, che compie 20 anni oggi, 18 dicembre. La pallavolista “afro-italiana”, sono parole sue, lo scorso agosto ha immerso il suo metro e 90 nelle splendide acque siciliane, reduce dalla finale per il titolo italiano persa con la sua Agil Novara e in vista dei mondiali di pallavolo femminile in Giappone. Acque e soprattutto spiagge su cui appena due mesi prima erano arrivati 108 migranti di nazionalità pakistana, afghana e curda. A voler sintetizzare, gente che lascia un Paese per un altro.

Storie che s’intrecciano naturalmente perché Paola è “afro-italiana”, perché i suoi genitori, nigeriani, sono andati via dal Paese d’origine, si sono conosciuti in Veneto, hanno messo su famiglia in Italia (Paola è nata a Cittadella) e scelto di cambiare ancora Paese: adesso vivono a Manchester. Cittadini del mondo sarebbe la definizione più semplice, quella normale condizione che dovrebbe accomunare tutti noi, ma proprio tutti. Purtroppo non è così e purtroppo, ogni volta che si vuol parlare di lei, pare non basti dire che è stata il miglior opposto dei mondiali di pallavolo giapponesi di ottobre, la grande rivelazione sportiva del 2018 e la promessa (già mantenuta) del volley azzurro.

Non basta e non lo vuole nemmeno lei, che l’argomento lo affronta con la stessa grinta con cui attacca la rete e vola alto con pensieri semplici, altissimo, oltre anche i 3 metri e 40 che raggiunge in elevazione. Un gigante, dentro e fuori dal campo, che a una domanda sul razzismo quotidiano in cui ci s’imbatte disse: “Gli sguardi me li sento addosso tutti i giorni, sull’autobus o per strada. Me li lascio scivolare. In Italia ci sono ignoranti che non sanno, e quindi giudicano, e gente aperta, disposta ad ascoltare la mia storia. Parte tutto da chi ci educa”. La sua storia adesso è raccontata spesso, da tanti di noi che ogni volta diffondiamo il suo messaggio semplice.

Semplicissimo, e con una naturalezza disarmante, il coming out di novembre: “Sì, ho una fidanzata”, che poi è la pallavolista Katarzyna Skorupa. È la persona che consolò Paola dopo la sconfitta nella finale mondiale. Difficile da digerire: perché pensando ai 324 punti realizzati in tutta la competizione, ai 45 in un singolo incontro mai messi a segno da nessun’altra e al premio come miglior opposto, la conseguenza naturale era la medaglia d’oro. A 19 anni pensi questo, ma così non è stato. Un momento di debolezza, superato grazie all’amore della compagna, più che normale per una ragazza che adesso compie 20 anni. Consapevole e sempre più forte, in campo e fuori, continua a picchiare forte sui palloni e sugli ignoranti che ancora non capiscono perché una ragazza “afro-italiana” è una ricchezza, così come sarebbe una ricchezza per tutti se, come lei, ci sentissimo a casa a Milano, Lagos o Abuja, Manchester e – perché no – anche a Marzamemi.

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