Venerdì pomeriggio, mentre ero a Napoli alla presentazione del manifesto riformista e del Comitato di Resistenza contro il declino del Paese, su Twitter è esploso l’hashtag #facciamorete. Sono rimasto sorpreso, perché era un’ondata della stessa passione e della voglia di dialogo e politica che ascoltavo negli interventi.

C’è stanchezza, suscitata dalla propaganda di un tal Salvini e dalle promesse mancate di questa manovra. Dovremmo quindi resettare e guardare la realtà diversamente, attraverso un’idea che sia dirompente. Scorrendo tra i vari utenti ed amici che twittavano, mi sono reso conto di ciò che da tempo insieme ad altri sui territori andiamo sostenendo: è necessaria un’onda di politica, al di là delle tifoserie che hanno inquinato il dibattito. Che hanno costruito muri all’interno del nostro piccolo, anche dei partiti in cui vige la legge del più forte in cui i diversi sono esclusi. Come pretendiamo di opporci con le idee a chi ha come idea principale quella di creare divisioni, se non siamo a primi a prendere ago e filo?

Con #facciamorete siamo su Twitter e non nella realtà, ma la rete è diventata la piazza in cui si forma l’opinione e con questa bisogna fare i conti. Ed è sulla rete che si dà sfogo alla delusione, aizzando e trasferendo questa rabbia che è ormai diventata ideologia nel circuito democratico. A questo dobbiamo dire basta: ci ha già portato troppi danni con la Brexit, Trump e l’esplosione del fenomeno Salvini.

Credo che siamo all’anno zero della politica per come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi, a saltare sono i riferimenti e le promesse mancate vendute per utopie.

#facciamorete ha messo insieme persone di estrazioni politiche diverse, mi chiedo se è l’opposizione nel Paese che soffia da un po’. Riflettevamo in tanti che forse è un’opposizione a ciò che è stato ed a ciò che è, ma non al futuro.

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