La psicosi delle scale mobili attanaglia i dirigenti di Atac, la società che gestisce il trasporto pubblico a Roma. Dopo l’incidente del 23 ottobre scorso alla stazione della metro A di Repubblica, quando una ventina di tifosi del Cska Mosca rischiarono la vita precipitando a terra trascinati dal rullo impazzito, i vertici della società capitolina dei trasporti hanno deciso di operare una manutenzione straordinaria sugli impianti delle centralissime fermate di Barberini e Spagna. Fin qui nulla di strano. Anzi. Il problema è che, a festività natalizie ufficialmente cominciate si è deciso, di punto in bianco, di iniziare una manutenzione su due delle stazioni più frequentate della città. Operazione annunciata solo poco prima della chiusura delle fermate e che, a quanto si è potuto apprendere, non terminerà prima di 2-3 giorni. Il tutto, si va ad aggiungere ai disagi provocati dalla prolungata chiusura (50 giorni) della stazione di Repubblica, dissequestrata il 27 ottobre ma ancora oggetto di lavori di “messa in sicurezza”. La non fruibilità del trittico Repubblica-Barberini-Spagna, di fatto, sta rendendo inaccessibile il cuore della Capitale, affondando le velleità natalizie dei commercianti del frequentatissimo Tridente Mediceo.

MANUTENZIONE A SORPRESA – La chiusura di Barberini e Spagna, come detto, è stata annunciata solo ieri mattina, con il provvedimento reso esecutivo alle ore 11. Atac ha provveduto alle comunicazioni ordinarie – di rito quando ci sono dei problemi in corso – limitandosi a parlare di “guasto tecnico degli impianti di stazione” senza fornire tempistiche per le riparazioni e annunciando la messa in servizio di “navette sostitutive”. A quanto ha potuto apprendere IlFattoQuotidiano.it da fonti interne – comunicazioni ufficiali non ne vengono date – l’azienda sta provvedendo a programmare la manutenzione delle scale mobili nelle due fermate “trattandosi di impianti di profondità e dalle caratteristiche tecniche molto simili a quelli della fermata di Repubblica”.

Le operazioni vere e proprie, tuttavia, inizierebbero solo nella giornata di oggi e potrebbero durare “per i prossimi due o tre giorni”. Il problema è che a gran parte degli utenti queste informazioni non sono arrivate. “Sono salita sulla metro intorno alle 13 – racconta una passeggera – ho visto che il treno non si fermava più. In quel punto lo smartphone non prende, non potevo andare su internet, sono andata nel panico, pensavo si trattasse di un attentato. Ero pronta a tirare la leva del freno”. C’e’ anche chi la prende con il solito sarcasmo: “A Repubblica, Barberini e Spagna? Stocchiamoci i rifiuti del Tmb Salario”, ricordando la coincidenza nella difficile giornata romana. Nei giorni scorsi per lo stesso motivo sono rimaste chiuse anche le fermate più “periferiche” di Furio Camillo e Ponte Lungo.

CHE FINE HA FATTO REPUBBLICA? – Nel frattempo, monta l’impazienza dei romani per la riapertura della metro di Repubblica, che affaccia sull’antica Piazza Esedra. La fermata dista poche centinaia di metri dal nodo di Termini, ma risulta strategica sia per lo shopping sia per un’uscita più “veloce” rispetto al labirinto sotterraneo del principale snodo ferroviario cittadino. Il sequestro della stazione era stato ordinato dalla Procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta penale dopo il ferimento di 24 tifosi russi. Il comportamento “allegro” di questi ultimi, infatti, era stato inizialmente additato dall’azienda, dalla sindaca Virginia Raggi e dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, come possibile causa del crollo. Le perizie, in un momento successivo, hanno stabilito – per il momento – come l’incidente sia stato dovuto alla “scarsa manutenzione”, motivo per il quale 4 dirigenti Atac sono stati iscritti nel registro degli indagati. Il pm Francesco Dall’Olio, tuttavia, ha comunicato il dissequestro di gran parte della stazione il 27 ottobre scorso, dunque, tenendo i sigilli solo alla scala mobile incriminata e raccomandandosi che venisse resa inaccessibile. Solo che ora l’azienda, chiamata ad appaltare i relativi “lavori” non è in grado di stabilire una data di massima per la riapertura, tantomeno di spiegare ai cittadini le motivazioni della prolungata chiusura.

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