Un “duro colpo” o una “goccia nel mare”? Questione di prospettive. Perché se la definizione di “giornata storica”, coniata da Virginia Raggi per il blitz alle villette della famiglia Casamonica al Quadraro, ha ragione di essere in relazione agli oltre 2 decenni di ordinanze di demolizione mai andate a segno, si può dire che l’impero del clan sinti capitolino è stato solo intaccato. A tutt’oggi, infatti, ci sono circa 30 abusi edilizi accertati a nome dei Casamonica (o delle ‘diramazioni’ Di Silvio, Spada, Bevilacqua e Spinelli) in giro solo per il VII Municipio di Roma, quella direttrice Tuscolana che da Arco di Travertino fino al confine con il Comune di Frascati e’ da tempo feudo degli “zingari”. Un territorio grande (e abitato) quanto la città di Firenze. Ma per assistere a nuove demolizioni bisognerà aspettare almeno il prossimo anno, perché nell’operazione effettuata all’alba di martedì proprio le casse municipali hanno dato fondo a tutto il capitolino di bilancio accantonato, circa 600mila euro. Almeno altre 2 ville, in zona Romanina, dovrebbero essere demolite totalmente, mentre altri 7 immobili (abusivi) sono passati nelle scorse settimane alla competenza dell’Agenzia regionale dei Beni Confiscati alla mafia e dunque sotto l’amministrazione della Regione Lazio (che starebbe valutando la possibilità di “sanarli” e riutilizzarli). Non che il resto degli abusi siano di poco conto, sia chiaro. Muri di cinta, cancelli, piani superiori, terrazzi, mansarde e dependance, che in molti casi hanno trasformato proprietà di pochi metri quadrati in vere e proprie regge, da Morena a Grotta di Gregna, dalla Romanina a Porta Furba.

I FONDI MUNICIPALI – L’operazione di martedì, sebbene coordinata dal Campidoglio, è stata totalmente finanziata dal Municipio VII. Ogni anno, il parlamentino accantona nel suo bilancio (assai risicato) circa 600.000 euro per le operazioni di demolizione e bonifica degli abusi edilizi. Questo perché oltre ai fondi straordinari da versare alla Polizia Locale, bisogna impegnare mezzi di abbattimento delle strutture, pagare le ditte per i “traslochi”, lo smaltimento dei materiali e il ripristino dei luoghi. Per ammissione della stessa sindaca, gli uffici hanno lavorato ben 10 mesi per raggiungere l’obiettivo e l’accelerazione è stata necessaria in quanto al 31 dicembre il Municipio avrebbe perso il finanziamento e sarebbe stato costretto a restituire i fondi. A quanto apprende IlFattoQuotidiano.it, i dirigenti di piazza Cinecittà sarebbero già al lavoro per la predisposizione di un nuovo bando, che permetterebbe di ripetere l’impegno di spesa per il 2019. Nel mirino, per il prossimo futuro, ci sono altre 8 abitazioni alla Romanina, di cui 7 in via Domenico Baccarini (ai civici 50, 52 e 58) e una in via Salvatore Barzilai 116, a due passi dal Roxy Bar teatro dell’aggressione di Pasqua ai danni del barista-proprietario e di una donna disabile.

IL QUADRARO E LE EX BARACCHE ABUSIVE – “Non solo Casamonica”, tendono a ripetere in queste ore fonti capitoline e municipali. “E’ una questione di equità e decoro”, dicono, anche se sarà difficile immaginare in un prossimo futuro un’operazione del genere laddove non entrino motivi di ordine pubblico o di sicurezza per gli stessi occupanti. Da anni nel Municipio VII, infatti, girano dossier su oltre 100 abusi edilizi che percorrono la lunga linea dell’Acquedotto Felice, dal Mandrione al parco di Torre del Fiscale fino al parco degli Acquedotti. Luoghi “pasoliniani” che fino agli anni ’60 e ’70 del secolo scorso ospitavano le cosiddette “baracche”, opere in muratura venute su alla buona e in una notte, come nella pellicola neorealista “Il Tetto” di Vittorio De Sica. Negli anni, molte di quelle baracche sono diventate case vere e proprie, piccole villette, magari non sfarzose come quelle dei Casamonica ma ugualmente abusive. Altre, sono rimaste a comporre una piccola “favela”. Alcune di queste, soprattutto a Vicolo di Torre del Fiscale, via Colle Terrigno e via Quinzio Flaminio, da anni vengono affittate a prezzi vertiginosi a gruppi di migranti, specie africani e bengalesi. Un “racket” denunciato da tempo dai residenti delle aree limitrofe, ma mai cessato.

CHI SONO I CASAMONICA SFRATTATI – Tornando a via del Quadraro e ai Casamonica, è importante inquadrare quale “ramo” del clan è stato sgomberato dalle 8 villette. Si tratta di figli e nipoti di Vittorio Casamonica, il “re di Roma” celebrato il 25 agosto 2015 con il pomposo funerale hollywoodiano le cui immagini – fra carrozze e petali di rosa – fecero il giro del mondo arrivando perfino a mettere in crisi il mandato da sindaco di Ignazio Marino. Nella casa più grande del comprensorio, in fondo a sinistra, abitava Luciano Casamonica, 61 anni, volto “noto” perché spesso contattato da giornali e tv. Omonimo (sebbene imparentato) del boss “amico” di Massimo Carminati e delle ‘ndrine, nonché cugino alla lontana di un terzo Luciano, il mediatore culturale fotografato con Gianni Alemanno e Salvatore Buzzi al Baobab nel 2013. Lui, il Luciano di via del Quadraro, è nipote di re Vittorio e figlio di Nando, l’anziano capostipite anch’egli sfrattato dagli uomini del comandante Antonio Di Maggio: amante del cinema, con un passato da comparsa al fianco di Orson Welles e Tomas Milian, proprio quest’estate aveva partecipato alle riprese della serie Suburra 2, sia come attore che reclutatore di comparse sinti. Via dal fortino del Quadraro anche i cugini di Luciano, Guerrino e Laura, questi ultimi figli di Vittorio, oltre ai più giovani Lucia, Antonio e Armando, con le consorti Anna D’Alfonso e Virginia Spinelli. Quindi i “derivati” del clan, come Teodoro, Laura e Anna Bevilacqua.

L’ASSISTENZA SOCIALE – Sebbene i “piccoli reati” in famiglia non manchino, nessuno di questo ramo è stato mai arrestato o processato per mafia (o metodo mafioso). Questo spiega il motivo per il quale la competenza dell’operazione è rimasta in capo al Comune di Roma e perché la Sala Operativa Sociale abbia addirittura offerto agli sfollati un alloggio “prontamente rifiutato”, spiegano gli operatori sul posto. “E’ una prassi che andava rispettata. Abbiamo offerto alle persone sgomberate, ove individuate le fragilità, uno dei posti a disposizione del Comune di Roma”, ci è stato spiegato. “Non è vero niente – ha risposto Luciano Casamonica all’esterno della zona rossa individuata dagli agenti di Polizia Locale – non ci hanno nemmeno avvertito. I vigili avevano perfino paura di notificarci l’avviso, mica ce li mangiavamo”. E ancora: “Ora andiamo a dormire a casa della Raggi”, insiste una donna. In fondo, loro avevano “chiesto una casa popolare ma non ce l’hanno mai data”.

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