Un morto, 409 feriti, di cui 14 gravi, 282 arresti. Dopo una giornata in cui il traffico in Francia è rimasto paralizzato, la protesta dei gilet gialli contro il caro petrolio è continuata anche nella notte, con oltre 3500 manifestanti rimasti in azione. E stamattina i blocchi sono già su 40 autostrade. Una mobilitazione che, però, non mette in discussione l’entrata in vigore della tassa sul carburante dal 1 gennaio, destinata, nelle intenzioni del governo, a ridurre gli effetti del cambiamento climatico. “In tema di fiscalità ecologica, andiamo avanti sulla traiettoria prevista. Non farlo sarebbe incosciente”, ha detto il ministro della Transizione ecologica, François de Rugy, in un’intervista a Le Parisien. E per il ministro dell’Interno francese Christophe Castaner “siamo di fronte a una disorganizzazione totale, hanno tentato di entrare nelle prefetture, ci sono state azioni di grande violenza”.

Dalla protesta di ieri è partita anche la richiesta di dimissioni al presidente Emmanuel Macron che, secondo una ricerca Ifop pubblicata stamattina dal Journal du Dimanche tocca il suo minimo assoluto nei 18 mesi di presidenza con il 25% di popolarità. A novembre il presidente perde altri 4 punti: ormai è soltanto un francese su 4 ad apprezzare l’operato del presidente. Crolla di 7 punti anche il primo ministro Edouard Philippe, al 34%. Gli intervistati che si dicono “molto soddisfatti” di Macron sono soltanto il 4%, quelli “piuttosto soddisfatti” il 21%. I “piuttosto scontenti” il 34%, i “molto scontenti” il 39%. “C’è un’attesa molto forte di risultati – ha commentato Rugy – che è molto difficile da soddisfare in 18 mesi. E non è certo capitolando davanti alle difficoltà che riusciremo a farlo”.

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