Proprio il giorno della sua effettiva entrata in vigore, si scopre un tallone d’Achille nel Decreto Dignità, che fissa il tetto massimo di 24 mesi per i contratti a tempo determinato e reintroduce le causali. “Merito” di una circolare del Ministero del Lavoro, chiamato a dirimere una querelle innescata un mesetto fa dalla Tua (la Società abruzzese unica di trasporti), che non aveva rinnovato il contratto a 55 dipendenti assunti a somministrazione 16 mesi prima per timore degli effetti della riforma Di Maio. L’azienda paventava il rischio di una loro imminente assunzione a tempo indeterminato se li avesse confermati in organico: fatto che avrebbe, tra le altre cose, inficiato il concorso pubblico bandito da Tua quest’estate. “I contratti collettivi nazionali, territoriali o aziendali stipulati dalle associazioni sindacali più rappresentative sul piano nazionale, potranno continuare a prevedere una durata diversa, anche superiore, rispetto al nuovo limite massimo dei 24 mesi” scrive Romolo De Camillis, direttore generale del Ministero. Nessun automatismo di assunzione fissa, quindi, dopo 16 mesi di servizio e in vista del fatidico nuovo limite massimo di 24. E così i 55 carrozzieri, meccanici e manovratori sospesi in attesa del giudizio ministeriale potrebbero tornare al loro posto, senza però essere stabilizzati: per una nuova infornata a tempo indeterminato bisognerà infatti attendere il predetto concorso, a cui i precari potranno partecipare sì, ma solo come candidati semplici.

Potrebbe adesso a cascata mutare il destino di tutti i lavoratori nazionali assunti a tempo determinato. “Con l’occasione è utile ricordare che le previsioni contenute nei contratti collettivi stipulati prima del 14 luglio 2018, che, facendo riferimento al previgente quadro normativo, abbiano previsto una durata massima dei contratti a termine, pari o superiore a 36 mesi, mantengono la loro validità fino alla naturale scadenza dell’accordo collettivo” aggiunge nella sua nota De Camillis. La decisione del direttore generale del Ministero del Lavoro riecheggia quanto disse a ilfattoquotidiano.it il giuslavorista Marco Carra:  “Il Decreto Dignità ha certamente modificato il regime dei contratti a termine e della somministrazione di lavoro a temine. Sottolineo però come, nel caso in questione, assuma una particolare rilevanza il sistema transitorio  previsto dalla legge di conversione del decreto n. 36/2018 – affermò Carra – La legge n. 36 prevede che i rinnovi o le proroghe stipulati dopo il 12 agosto (la data della sua entrata in vigore) ed entro il 31 ottobre non siano soggetti alle nuove regole. Pertanto i contratti avrebbero potuto essere prorogati, salvo per il superamento dei limiti quantitativi del 30%”. “Lo sapevano tutti che il Decreto Dignità, che pure ha smontato quasi totalmente il precarizzante Jobs Act, non ha però cambiato l’istituto della Deroga Assistita con causale, da applicare in casi straordinari, proprio come quello dei 55 lavoratori di Tua” afferma Riccardo Mercante, consigliere regionale abruzzese del Movimento 5 Stelle.

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