L’Assemblea del Pd che dovrà indire il congresso è stata convocata dal presidente Matteo Orfini il 17 novembre, al mattino, all’hotel Ergife, a Roma. Nel pomeriggio è stata convocata la Direzione con all’ordine del giorno “adempimenti conseguenti”, vale a dire la nomina della Commissione congressuale. Orfini accoglie quindi la richiesta dal renziano Andrea Marcucci che aveva spinto per posticipare la data di una settimana rispetto a quella indicata come “buona” dal segretario dimissionario Maurizio Martina: l’11 novembre. L’obiettivo è evitare la sovrapposizione con la riunione d’area renziana a Salsomaggiore del 9 e 10 dello stesso mese.

L’obiettivo comune ai democratici è comunque quello di fare in fretta. Perché la data segnata in rosso è quella del 17 aprile, quando andranno depositate le liste per le Europee. Sulle elezioni per rinnovare il Parlamento Ue di maggio 2019 il Pd punta forte per cominciare il suo rilancio, come ha sottolineato anche lo stesso Martina nella sua lettera alla Presidenza. Intanto, il 17 novembre l’Assemblea recepirà le dimissioni e deciderà se eleggere un nuovo segretario o andare a congresso e, di fatto, sciogliersi. Se, come previsto, opterà per il congresso, seguiranno due direzioni in cui verrà nominata la commissione congressuale e votato il regolamento. Nelle intenzioni della segreteria uscente c’è appunto la volontà di restringere i tempi di questo passaggio per accelerare l’avvio della fase congressuale.

Il cronoprogramma prevederà poi la scelta della data delle primarie. E il presidente dell’assemblea indica il “mese di febbraio“: calcolando le scadenze elettorali, è probabile si tengano la terza domenica del mese, vale a dire il 17. Tra gennaio e febbraio 2019 infatti votano tre Regioni, tra le quali la Basilicata il 10 febbraio. Il tentativo è di anticipare il più possibile l’inizio dell’iter per finire in tempo e avere appunto un nuovo segretario con cui lanciare la campagna elettorale europea.

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