L’Austria non firmerà il patto Onu sui migranti a causa di timori sulla propria sovranità in materia di immigrazione e di un possibile annacquamento della distinzione tra immigrazione legale e illegale. Il Global Compact sulle migrazioni, che non è legalmente vincolante, dovrà essere approvato formalmente l’11-12 dicembre a Marrakech, ma il cancelliere dell’Ovp Sebastian Kurz e il vice cancelliere Heinz-Christian Strache, esponente del partito di estrema destra Fpo, hanno spiegato che l’Austria non firmerà il documento e non manderà un rappresentante in Marocco.

“Ci sono alcuni punti che noi vediamo in modo critico e dove temiamo un pericolo per la nostra sovranità nazionale“, ha spiegato Kurz. “Alcuni dei contenuti (del documento, ndr) sono diametralmente opposti alla nostra posizione”, ha aggiunto Strache commentando che la “migrazione non è e non può essere un diritto umano“: “Non è possibile che qualcuno riceva il diritto di migrazione a causa del clima e della povertà“.

La formazione di estrema destra faceva campagna da diverse settimane affinché Vienna boicottasse il testo, che è considerato il primo documento internazionale sulla gestione delle migrazioni. I Paesi dell’Onu, a eccezione degli Stati Uniti, hanno approvato il documento a luglio. Qualche giorno dopo anche l’Ungheria aveva annunciato il suo ritiro dall’accordo: il governo di Viktor Orban aveva denunciato il patto definendolo “pericoloso” perché “inciterà milioni di persone a mettersi in viaggio”. E anche la Polonia recentemente ha riferito della sua intenzione di respingere il testo.

Gli Usa si erano ritirati a fine 2017 dall’elaborazione del documento, affermando che includeva disposizioni contrarie alla politica sull’immigrazione di Donald Trump. Il patto dell’Onu promuove in particolare un rafforzamento della cooperazione internazionale per rispondere al fenomeno mondiale delle migrazioni. Elenca una serie di principi – come per esempio la difesa dei diritti umani e dei diritti dei bambini e il riconoscimento della sovranità nazionale – e include un catalogo di misure per aiutare i Paesi ad affrontare le migrazioni. Per esempio migliorare l’informazione, misure per una migliore integrazione dei migranti, scambio di competenze.

Grazie a questo ritiro “l’Austria potrà continuare a elaborare le sue leggi su tutte le questioni dell’immigrazione”, si legge ancora nella dichiarazione del governo. Al potere da quasi un anno, l’esecutivo Kurz ha inasprito le condizioni di accoglienza degli immigrati e i deputati dell’estrema destra fanno regolarmente commenti in cui stigmatizzano gli stranieri, in particolare quelli di religione musulmana.

La decisione è valsa a Vienna l’appoggio di diversi esponenti dell’estrema destra europea. “Congratulazioni a quelle nazioni che difendono la loro sovranità in materia di immigrazione. Il buon senso è di ritorno in Europa”, ha scritto la leader del Rassemblement National (ex Front National), Marine Le Pen.

Alternative fuer Deutschland, partito di estrema destra cresciuto negli ultimi anni in Germania, chiede che Berlino segua l’esempio dell’Austria. “E’ una decisione logica che va nell’interesse del popolo. Anche la Germania dovrebbe non firmare questo penoso lavoro”, ha dichiarato una dei due leader, Alice Weidel. Di questa opinione anche l’altro dirigente del partito ed eurodeputato Joerg Meuthen: “mentre il governo tedesco in un momento delicato come questo si confronta con la propria incapacità, l’Austria porta fatti per il bene del suo popolo”.

Immediata la risposta del governo: “Il Global Compact for safety and regular migration dell’Onu è sostenuto da oltre 100 Stati e tra questi ci siamo anche noi”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri tedesco. “Siamo dispiaciuti che alcuni stretti partner non vogliano andare avanti in questo percorso”, ha continuato il portavoce degli esteri. L’obiettivo dell’accordo “è trovare soluzioni globali per il fenomeno migratorio” e “il principio guida è ridurre l’immigrazione illegale” ha ricordato Steffen Seibert, portavoce del governo.

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