Il tugurio di San Lorenzo in cui ha trovato la morte la povera Desiree Mariottini che doveva essere recuperato con un progetto di rigenerazione fermo da anni. Gli alberi mai potati che hanno bloccato la visuale alle telecamere di sorveglianza. I tifosi del Cska Mosca finiti nella “trappola” della scala mobile della stazione Repubblica della metro A e quelli accoltellati e presi a bastonate davanti lo stadio. Una settimana da incubo per la citta’ di Roma, che non ha fatto altro che dare forza a quel “Ma lasciami gridare! Ma lasciami sfogare!” della canzone Ricominciamo di Adriano Pappalardo, che accompagna i video che in questi giorni stanno girando sul web. Una città, Roma, ormai da anni martoriata dal degrado, dalla sporcizia, dal disastro in cui sono piombati tutti i servizi pubblici (non solo i trasporti) e dalla graduale ma inesorabile sparizione degli spazi comuni, che siano il parco pubblico, il centro sociale – nell’accezione non politica – o altri punti aggregativi. Immondizia, strade sporche (e maleodoranti), allagamentibus a fuoco (29 nel 2018) e traffico impazzito. Così, mentre i numeri capitolini parlano di una Capitale praticamente ferma, fra lavori d’Aula irrilevanti e gare d’appalto che finiscono puntualmente deserte, un gruppo di cittadini si è riunito sul web e sta promuovendo un sit-in in piazza del Campidoglio, per la mattina di sabato 27 ottobre, una piazza da cui lanciare il proprio grido di dolore alla sindaca Virginia Raggi. E se quella piazza dovesse davvero riempirsi, come promettono i numeri virtuali, manderebbe un segnale serio all’amministrazione capitolina.

LE SEI DONNE CONTRO LA SINDACA – Sei donne, Emma Amiconi, Tatiana Campioni, Francesca Barzini, Valeria Grilli, Roberta Bernabei, Martina Cardelli, a “sfidare” a sua volta la prima leader donna nella ultra bimillenaria storia di Roma. Il loro gruppo Facebook “Tutti per Roma, Roma per tutti” ha da poco superato quota 20.000 iscritti, la pagina (nata da poco) sta gradualmente raggiungendo quota 2.000 e l’hashtag #romadicebasta è fra i più condivisi anche su Twitter. A loro, via via si sono aggiunti trasversalmente altri comitati – sia reali che “virtuali” – associazioni e aggregazioni, da pagine simbolo della lotta (anche politicamente scorretta) al degrado come Roma Fa Schifo o Riprendiamoci Roma, a gruppi ambientalisti, comitati di quartiere e di “azione sociale” come i retake. Basterebbe, insomma, che il 10-15% degli iscritti al gruppo sabato mattina fosse presente sotto il Marco Aurelio per mandare un segnale ben preciso a Virginia Raggi. “Non ci interessa la politica – chiarisce subito Emma Amiconi, in questi giorni portavoce del gruppo e, fra le altre cose, esponente di Cittadinanza Attiva – né di individuare responsabilità precise o capri espiatori. Ognuno di noi ha le sue idee sulle cause di questo degrado, noi vogliamo portare in Campidoglio la fotografia deprimente di una città meravigliosa che negli ultimi tempi ci sta facendo quasi vergognare”. La rete, i cittadini senza bandiere, i comitati, la manifestazione spontanea. Quello di sabato potrebbe essere una sorta di “vaffa-day” per Virginia Raggi? “Per niente – dice ancora Amiconi – noi non vogliamo mandare a quel paese nessuno. Vogliamo solo che la sindaca si renda conto di cosa è diventata questa città e prenda gli opportuni provvedimenti”.

CAMPIDOGLIO AL RALLENTY – La percezione del degrado da parte dei romani raggiunge vette elevate proprio in un momento di stanca dell’azione amministrativa pentastellata, che dopo aver superato la difficoltà iniziali sembra aver imboccato strada giusta. “Sembrava”, perché da alcune settimane i lavori d’Aula e di Giunta sono ridotti al lumicino. Dopo la pausa estiva (quindi da metà agosto), consultando l’Albo Pretorio si apprende che le delibere approvate in Consiglio comunale sono state solo 9, di cui 8 fra surroghe e debiti di bilancio e solo una – l’acquisizione di Forte Portuense dal Ministero della Difesa – vagamente operativa. E anche in Giunta le cose non vanno meglio: gli atti sono stati 23, di cui la gran parte instaurazione di rapporti di lavoro e nomine nei cda, con solo 3 protocolli d’intesa. Di questa situazione risentono le assegnazioni dei servizi pubblici. Nel mese di settembre ha subito l’ennesimo rinvio la gara per la rimozione delle auto in doppia fila – altra piaga romana – mentre gli appalti sulla cura del verde pubblico sono ancora al palo (devono essere ancora utilizzati i fondi per il Giubileo 2015); per quanto riguarda la manutenzione delle strade, il dipartimento Lavori Pubblici ha già confermato nei mesi scorsi che i soldi sono quelli previsti nell’ultimo bilancio e non ci saranno stanziamenti straordinari. Il tutto mentre Virginia Raggi sta cercando il tutto per tutto facendo il giro dei ministeri del governo “amico” nel tentativo di reperire soldi e poteri per ridare slancio alla sua azione amministrativa.

NON E’ SUBURRA – I giornali locali spiegano questo momento di impasse nell’attesa, da parte della maggioranza, della sentenza (prevista per il 9 novembre) nel processo che vede Virginia Raggi imputata per falso ideologico in atto pubblico, fastidioso strascico del processo Marra che ha visto la sindaca uscirne totalmente indenne. Resta il fatto che la “teoria delle finestre rotte” sui romani sembra fare sempre presa. Al degrado diffuso, infatti, contribuisce il vandalismo, lo stesso che ha portato la società di bike-sharing O-Bike ad annunciare il ritiro dalla Capitale dopo le centinaia di biciclette distrutte, rubate o ritrovate nel Tevere (era già successo ai tempi di Alemanno). Un messaggio opposto – di speranza e ‘cura’, ma anche di visione futura – vorrebbe lanciarlo il tavolo di “Non E’ Suburra”, organizzato dal gruppo giornalistico Flow, che giovedì prossimo riunirà al Macro Asilo “scrittori, narratori, fotografi, videomaker, attori, urbanisti e architetti” per “restituire un punto di partenza alla città”. Anche da qui, Roma può rinascere.

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