“Da oggi potrebbe nascere il primo gruppo al mondo di trasporto integrato gomma-ferro-aria”. Luigi Di Maio vede così il futuro del gruppo che nei desiderata del ministro dello Sviluppo economico dovrebbe nascere dalle nozze riparatrici tra le Ferrovie dello Stato e Alitalia (oltre a un “partner industriale internazionale”), con il ministero del Tesoro come convitato di pietra. Lo show down, anticipato da un’intervista del leader pentastellato al Sole 24 Ore e intervallato da una secca presa di distanza di Giovanni Tria, è stato sigillato da una manifestazione d’interesse per la compagnia  da parte di Fs arrivata nel pomeriggio di venerdì, seppure con l’etichetta “non vincolante” ben stampata sopra.

L’obiettivo di brevissimo termine è scavallare la scadenza imminente per la vendita della compagnia in amministrazione straordinaria da oltre 1 anno, pena il fallimento, questa volta definitivo, di Alitalia. Del resto ormai mancano due settimane e compratori privati puri con un nome e un volto all’orizzonte non ce ne sono, così come il denaro in cassa. Il tempo è tutto. Poco conta, invece, in questa fase, la verifica puntuale della fattibilità del piano. Come la ventilata di conversione dei 900 milioni di prestito ponte statale alla compagnia in azioni del nuovo gruppo dei trasporti – una newco partecipata al 15% dal Tesoro che Di Maio vorrebbe dotare di 1,5-2 miliardi di euro per iniziare -, operazione su cui graverebbe la procedura di infrazione per aiuti di Stato irregolari. O ancora l’ipotesi di un ruolo attivo della Cassa Depositi e Prestiti che sarà in campo per “assistere l’operazione finanziaria di acquisto e noleggio dei nuovi aerei“, ma che ha precisi vincoli statutari per i suoi investimenti e che comunque deve interpellare anche le fondazioni bancarie sue azioniste.

Senza contare che il ministro del Tesoro, al contempo titolare del prestito ponte, socio di Cdp e pure di Ferrovie, ma anche di Eni, Poste e Finmeccanica chiamate in causa a vario titolo da Di Maio, ha manifestato una certa freddezza sul dossier. “Io penso che delle cose che fa il Tesoro debba parlarne il ministro dell’Economia. Io non ne ho parlato”, ha replicato Tria ai giornalisti che lo hanno interpellato in merito alle dichiarazioni del vicepremier. Il quale a sua volta nel pomeriggio era nella posizione piuttosto scivolosa di dover dare delle risposte puntuali ai sindacati. E così ha promesso che “si impegnerà a una tutela più ampia e possibile dell’occupazione“, affermando che “arriveremo alla scadenza del 31 ottobre con un’offerta vincolante o comunque una manifestazione di interesse seria e concreta”. La quale si è concretizzata nel giro di poche ore, a meno che non si possa definire serio l’interesse di una società pubblica per un gruppo di fatto in mano allo Stato.

E questo nonostante nei giorni scorsi il numero uno di Fs Gianfranco Battisti avesse aperto alla possibilità di entrare in una cordata per rilevare la compagnia, ma solo a patto che ci fosse anche un partner aeronautico per sviluppare il lungo raggio. E giovedì aveva negato che ci fosse già un’operazione in campo, limitandosi a dire che “nel caso valuteremo in maniera attenta ogni tipo di coinvolgimento che ci verrà chiesto” e “le operazioni finanziarie le valuteremo qualora potessero rappresentare un’opportunità e quando si presenteranno”. Poi è arrivata l’intervista in cui Di Maio ha detto che a proporre la manifestazione d’interesse “potrebbe essere la stessa Ferrovie, oppure più soggetti, a partecipazione pubblica e privati, che si mettano insieme. Abbiamo venti giorni. Adesso è il momento di concretizzare“. Aggiungendo, a proposito di un’ennesima bad company alata, che il nuovo soggetto “dovrà depurarsi di tutto ciò che non ha funzionato”.

Secondo Di Maio, che dichiara di voler “consentire ad Alitalia non solo di ripartire, ma di renderla strategica nell’offerta turistica italiana”, l’ingresso di Ferrovie “permetterebbe innanzitutto l’intermodalità: si potrebbe lavorare al biglietto unico treno-aereo. Un turista, quando arriva in Italia, potrebbe spostarsi in tutto il Paese. Non solo. Alitalia potrebbe così concentrarsi molto di più sul lungo raggio”. Linea sposata anche da Giuseppe Conte in visita in Etiopia ha ribadito questi potenziali vantaggi sottolineando che “l’Italia è un’industria straordinaria per il turismo e per valorizzarla vogliamo rendere efficiente e attrattivo il sistema di trasporto”. Mentre Matteo Salvini garantisce che non ci sarà “nessuna svendita, nessuno spezzatino, ma un serio piano di rilancio”.

Del resto, ricorda Di Maio al termine della giornata, “su Alitalia l’Esecutivo ha le idee chiare e il piano di rilancio della compagnia di bandiera è contenuto nel contratto di Governo. Tradire il contratto vorrebbe dire tradire i cittadini e noi questo non lo faremo mai. Inoltre, il piano per Alitalia è sostenuto dal Capo del Governo e da tutte e due le forze politiche di maggioranza che lavorano ad un atto di indirizzo al Governo per rafforzare la linea del contratto per il “Governo del cambiamento”. Il vicepremier guarda ora al percorso che “può portarci al 31 ottobre con altri partner industriali che faranno di nuovo grande Alitalia, senza sprechi e senza sperpero di soldi degli italiani, e lo Stato ci sarà con parte del prestito ponte”. Tanto più che “ci sono milioni di turisti in ogni parte del globo che aspettano solo di conoscere il paese più bello del mondo. Andiamo a prenderceli”.

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