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Mafia, 25 arresti in Basilicata: ricostruiti anche riti di affiliazione. Il procuratore: “La regione non è più un’isola felice”

Estorsioni e fiumi di droga, i contatti continui con le realtà dei territori confinanti, dalla Puglia alla Campania. Terre di clan che, secondo quanto ricostruito dai magistrati potentini, avevano trovano una sponda anche sulla costa lucana nella zona di Metaponto. A capo di uno dei tre gruppi smantellati c'era un ex carabiniere. La Dda: "Capacità di intimidazione e governo del territorio. Collaborazione molto scarsa delle vittime del racket"
Mafia, 25 arresti in Basilicata: ricostruiti anche riti di affiliazione. Il procuratore: “La regione non è più un’isola felice”
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I pizzini dal carcere, i riti di affiliazione, la diffusa omertà nel denunciare il racket, un ex carabiniere a capo di uno dei gruppi e un militare dell’Arma in congedo arrestato. La mafiosità riconosciuta per almeno uno dei tre gruppi smantellati con 25 arresti e il procuratore capo di Potenza, Francesco Curcio, che lo dice chiaro: “La mafia è anche qui”. E la Basilicata, quindi, “non è più un’isola felice”.

Estorsioni e fiumi di droga, ma anche i servizi di sorveglianza nei locali e ancora i contatti continui con le realtà dei territori confinanti, dalla Puglia alla Campania. Terre di clan che, secondo quanto ricostruito dai magistrati potentini Laura Triassi e Anna Gloria Piccininni con l’ausilio di carabinieri del Ros e la polizia, avevano trovano una sponda anche sulla costa lucana nella zona di Metaponto almeno a partire dal 2011.

Agli indagati sono stati contestati a vario titolo i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di droga, incendio e danneggiamento,  minaccia, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, tentato omicidio aggravato e lesioni personali, trasferimento fraudolento di valori. L’inchiesta che ha portato all’arresto di 25 persone – 12 in carcere e 13 ai domiciliari – ha permesso di ricostruire “una realtà criminale di eccezionale pericolosità” che era “in costante collegamento con i sodalizi criminali operanti nelle regioni limitrofe”, mentre tutti e tre avevano “sviluppato una propria autonoma capacità di intimidazione e di ‘governo’ criminale del territorio, inducendo assoggettamento ed omertà”.

La Dda di Potenza ha definito “assi preoccupante”, infatti, “la circostanza che la collaborazione delle vittime di estorsioni, incendi, violenze, sia stata molto scarsa“. Uno dei tre clan, con base a Scanzano Jonico, era capeggiato da Gerardo Schettino, un ex carabiniere di 53 anni, che fu arrestato per la prima volta nel 2004. Il clan che guidava è considerato dagli investigatori e dalla Direzione distrettuale antimafia di Potenza dotato di una “mafiosità emersa in tutta la sua evidenza”. Tra gli arrestati c’è anche Michele Poci, un altro carabiniere, già in congedo ma tutti gli effetti appartenente all’Arma, che è stato condotto nel carcere militare.

Nel corso dell’operazione, che ha coinvolto 170 uomini anche della Guardia di finanza, sono stati anche sequestrati beni, terreni e attività imprenditoriali nelle province di Matera, Potenza, Bari, Lecce, Foggia, Milano e Salerno.

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