Ultimi giorni utili per dipendenti e pensionati che vogliano evitare di pagare a novembre un acconto Irpef più elevato del dovuto. Entro lunedì primo ottobre, il contribuente che ha presentato il 730 ha la facoltà di stoppare o ridimensionare l’importo del prelievo effettuato dal sostituto d’imposta. A patto naturalmente che l’operazione sia giustificata dalla certezza di minori entrate nell’anno in corso rispetto a quello precedente. O magari dalla sicurezza di aver diritto a detrazioni più consistenti. Solo in queste circostanze, il contribuente intenzionato a ridurre l’anticipo Irpef dovrà inviare una semplice dichiarazione al sostituto d’imposta: il datore di lavoro o all’Inps, a seconda che si tratti di un dipendente o di un pensionato. La lettera dovrà però contenere anche il nuovo importo che si ritiene dovuto. Quindi, prima di procedere, bisognerà effettuare i calcoli della cifra reale dovuta al fisco. Un conteggio che non sempre può risultare facile e intuitivo.

Ma come funziona esattamente l’acconto Irpef di novembre? Normalmente viene calcolato sulla base di quanto percepito nell’ultima dichiarazione dei redditi con il cosiddetto metodo storico. Sul 730 precompilato risulta quindi in automatico. Tuttavia, in fase di dichiarazione dei redditi, se il contribuente sa già che avrà minori introiti, potrà indicare nel modello 730 la volontà di ridurre l’importo da versare a novembre contrassegnando l’apposita casella del quadro F e indicando la somma realmente dovuta. In assenza di tali indicazioni, il sistema funziona in automatico sulla base dei dati storici facendo scattare il prelievo direttamente in busta paga attraverso il sostituto d’imposta. Nel caso in cui la somma risulterà poi essere superiore al dovuto, il contribuente avrà diritto a recuperare la cifra con il saldo di giugno sotto forma di credito da usare in compensazione o attraverso la richiesta di rimborso.

Tuttavia, se si è certi di dover pagare una minore Irpef e non si vuole attendere l’anno successivo, il fisco offre al contribuente la facoltà di modificare l’importo dell’acconto che risulta dalla dichiarazione dei redditi o di saltare l’acconto anche dopo l’invio della dichiarazione dei redditi. Ma solo fino al 30 settembre, che quest’anno cade di domenica facendo slittare la scadenza al primo ottobre. La nota dolente dell’operazione è però il fatto che il calcolo, effettuato sotto la responsabilità dell’utente, dovrà essere preciso perché, in caso vengano versate cifre inferiori a quelle che poi realmente si dovranno pagare, si rischia una sanzione che è pari al 30% sulla parte di acconto non versata. Il calcolo non è facile perché l’Irpef viene pagata sulla base di cinque scaglioni per fasce di reddito con un’aliquota che va dal 23 al 43 per cento. Tuttavia nel caso in cui si sia perso un reddito, come un contratto di lavoro o di locazione di un immobile di proprietà, l’operazione sarà più facile. Ad ogni modo, per evitare errori, è opportuno rivolgersi ad un Centro di assistenza fiscale (Caf) o ad un commercialista per i conteggi visto che il fisco non è particolarmente amico.

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