Negli ultimi dieci anni sempre più persone – 12 milioni, stando all’ultimo Rapporto Censis sula sanità in Italia – rinunciano a curarsi per problemi economici. Certo, ci sarebbe la Asl, ma le lunghissime liste d’attesa fanno perdere la voglia a molti e c’è chi, come le persone prive di permesso di soggiorno o senza dimora, non ha diritto al medico della mutua e finisce per intasare il pronto soccorso oppure, all’opposto, per rinunciare alle cure peggiorando le proprie condizioni.

Per questo, a Genova come altrove, si moltiplicano gli ‘ambulatori sociali’ dove a prezzi economici si effettuano visite e controlli di ogni tipo. In centro storico tra i primi ad aprire furono i medici dell’ambulatorio “Città Aperta”, che offrono un servizio di base a titolo completamente volontario, ritagliandosi il tempo tra un turno e l’altro nel pubblico. C’è chi terminato l’orario di lavoro visita privatamente, facendosi pagare profumatamente quello che per il servizio sanitario nazionale fa gratuitamente, e chi, come queste persone, il tempo libero lo dedica gratuitamente alla causa. È la stessa storia che si ripete all’ambulatorio pediatrico “Camici e Pigiami”, la versione dedicata ai minori più fragili e con meno possibilità economiche.

Aperto da Paolo Cornaglia a inizio anni Duemila, quando sembrava che volessero togliere la protezione sanitaria ai bambini figli di persone senza permesso di soggiorno o con documenti scaduti, non ha più chiuso: “Tutti i medici che lavorano qui sono specialisti che si mettono a disposizione gratuitamente, la richiesta è altissima e chiuderemmo anche domani, se il pubblico riuscisse ad assorbire una tale richiesta”.

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