Gli investimenti sulle autostrade in concessione rendono alla concessionaria mediamente il 10,21% lordo e il 6,85% netto. In pratica è come se ogni euro messo da Autostrade per l’Italia nella rete venisse considerato come un prestito che la società fa allo Stato al quale anticipa il denaro per la manutenzione, la gestione e l’ampliamento delle strade e come tale viene ripagato sulla base di un determinato tasso d’interesse. Attraverso i pedaggi. Ma a carissimo prezzo, come si calcolava da anni sulla base dei bilanci della società che fa capo alla famiglia Benetton. E come aveva in parte confermato l’ex ministro Graziano Delrio quando era stato messo alle strette la scorsa primavera in seguito alla pubblicazione (monca) della convenzione.

Che lunedì 27 è stata messa in rete dalla stessa società Autostrade in scia alle rinnovate polemiche sulla segretezza del contratto in seguito alla strage di Genova, dove alla viglia di ferragosto sono morte 43 persone per il crollo del Ponte Morandi. E dove si legge appunto che il cosiddetto tasso di remunerazione del capitale investito da Autostrade è pari al 10,21% che, al netto delle tasse, si riduce al 6,85%. Un valore esorbitante se si pensa, come già notava il professor Giorgio Ragazzi  docente di Scienza delle Finanze dell’università di Bergamo, autore del libro I signori delle Autostrade (edizioni il Mulino), che “attualmente le banche offrono mutui a tasso fisso trentennale sotto al 2%”. Che poi è, paradossalmente, più o meno il tasso che il braccio finanziario dello Stato, la Cassa Depositi e Prestiti, incassa dalle Autostrade per il denaro che ha anticipato alla società.

Negli stessi documenti si legge anche che la concessione prevede una spesa annua per la gestione del verde e delle pulizie in autostrada più del doppio (11,1 milioni di euro contro 4,7) rispetto a quella per gli interventi sulle gallerie, mentre alle pavimentazioni – quindi gli interventi sull’asfalto – sono destinati 105,3 milioni di euro in media, ovvero tre volte gli interventi (31,2 milioni) per ammodernare e mantenere in sicurezza le “opere d’arte”, ovvero ponti, viadotti e cavalcavia, della rete autostradale. Il tutto per un importo medio annuo stimato – fra il 2013 e il 2038 – in circa 290 milioni di euro l’anno.

Il Piano finanziario aggiornato al 2013, poi, indica un canone di concessione fissato al 2,4% dai ricavi da pedaggi di competenza della società. Nel periodo 2013-2038, inoltre, gli investimenti vengono fissati in 10,34 miliardi di euro, con 7,5 miliardi per le manutenzioni.

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Autostrade pubblica convenzione col Mit. Di Maio: “Trasparenza fuori tempo massimo. Soluzione è nazionalizzare”

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