Il calcio femminile sciopera. L’hanno annunciato, al termine di una riunione svoltasi a Milano, tutte le società iscritte ai campionati di Serie A e B, insieme alle calciatrici e agli allenatori e allenatrici: la decisione, “congiunta e unanime”, è quella di non prendere parte a nessuna delle attività ufficiali organizzate dalla Lega Nazionale Dilettanti, compreso il campionato il cui inizio è fissato per il prossimo 15 settembre. “Per la prima volta siamo tutti dalla stessa parte – spiega a ilfattoquotidiano.it Marta Carissimi, centrocampista del Milan e rappresentante delle calciatrici per l’AIC – la volontà comune di calciatrici e società è passare sotto l’egida della Figc: solo così potremo proseguire nel cammino di crescita che abbiamo iniziato e recuperare il gap rispetto alle altre nazionali”.

Il nodo è politico e riguarda la governance del calcio femminile di vertice, conteso già da qualche mese tra la Federcalcio e la stessa Lnd, l’organo federale che organizza – tra gli altri – i campionati minori di calcio maschile. Fino alla scorsa stagione, la gestione del femminile rientrava nelle competenze della Lnd; poi, il 3 maggio, è arrivata la delibera del commissario straordinario Figc, Roberto Fabbricini, che stabiliva il passaggio dei campionati di Serie A e B femminili sotto il controllo diretto della Federazione, lasciando ai Dilettanti le sole attività di promozione e organizzazione a livello territoriale. Questo – scriveva Fabbricini – “nell’ambito del progetto già avviato di sviluppo del calcio femminile”, nel quale la Federazione sta investendo risorse via via più importanti.

La decisione era stata accolta favorevolmente dalle atlete e dalle squadre, tra le quali figurano oramai molte big del calcio maschile (Juventus, Milan, Fiorentina, Roma ecc.), ma aveva fatto infuriare i vertici della Lnd che hanno presentato e vinto il ricorso alla Corte Federale d’Appello. “Siamo disponibili al confronto, ma la Lega Nazionale Dilettanti va rispettata”, ha tuonato il presidente Cosimo Sibilia, commentando la sentenza che gli ha dato ragione.

0-0, palla al centro. In attesa del terzo grado di giudizio sportivo, società e calciatrici hanno alzato la voce e deciso di scioperare, denunciando quello che considerano “un brusco arresto dello sviluppo dell’intero sistema”. “La Figc ha strutture e organizzazione tali da permetterci un salto di qualità: vogliamo avvicinare il nostro sport a una forma lavorativa in tutto e per tutto, con relative tutele previste per contratto”, spiega Carissimi. Il sogno per le calciatrici italiane è diventare professioniste, status che al momento non viene loro riconosciuto e che l’ingresso nel calcio che conta avrebbe potuto propiziare. Il potere negoziale delle squadre maschili poi, unito ai buoni risultati che il movimento sta ottenendo sul campo (vedi la qualificazione della Nazionale ai Mondiali 2019), avrebbe fatto il resto. “Come fai a dire a una società come la Juve o come il Milan che fa parte della Figc per i maschi e dei Dilettanti per le donne?”, scherza la giocatrice rossonera.

“L’esigenza di una migliore governance dura da anni e non c’entra solo il professionismo – aggiunge Luisa Rizzitelli, presidente di Assist, Associazione nazionale Atlete -: se le calciatrici si ritrovano a giocare una finale di Coppa Italia su un campo con l’erba alta (cosa avvenuta due stagioni fa), è chiaro che il problema non è se sei professionista o no quanto che non esiste un’attenzione per la comunicazione e l’immagine del calcio femminile, né una strategia organizzativa capace di fare da traino per l’intero movimento. E in questo la Federcalcio può fornire migliori garanzie. Se la richiesta è unanime, perché non accoglierla?”.

Ma nello scontro interno al governo del pallone, la sensazione è che a rimetterci potrebbero essere proprio le atlete. “In questa lotta politica, le calciatrici vengono per ultime – accusa la Carissimi – Rimettiamo il calcio al centro. Serve buon senso soprattutto nell’anno in cui l’Italia si è qualificata ai Mondiali: il calendario della serie A è stato studiato per permettere alle atlete di arrivare all’appuntamento di Francia 2019 con una preparazione adeguata. Se l’inizio del campionato dovesse slittare, difficilmente potrebbe finire in tempo per gli impegni della Nazionale”. Il blocco delle attività ha avuto anche l’effetto di congelare l’acquisizione dei diritti tv sul campionato di serie A, che per il primo anno erano stati oggetto di un bando ufficiale. “Speriamo che la situazione si sblocchi – conclude la giocatrice del Milan – non ci interessa come. Quello che ci preme è iniziare a giocare: quest’anno c’è un mondiale”.

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