La Cassazione ha messo la parola “fine” a un contenzioso vecchio di oltre 40 anni tra il Fisco e il maestro e senatore a vita Claudio Abbado. Una vittoria postuma per il direttore d’orchestra scomparso nel 2014. La questione risale al 1976, anno in cui l’Agenzia delle Entrate aveva emesso un avviso di accertamento di rettifica del reddito per 77 milioni di lire, presumendo quindi che per quell’anno Abbado avesse guadagnato di più. Il maestro, che era assistito dal decano dei tributaristi Viktor Uckmar, anch’egli morto di recente, l’aveva impugnato.

Nel 2011 la Commissione tributaria centrale della Lombardia aveva confermato che il reddito presunto fosse stato correttamente determinato poiché “la natura dell’attività del maestro, la sua conquistata fama internazionale e la richiesta internazionale delle sue prestazioni possono bene costituire appropriati elementi di giudizio per la definizione di un adeguato indice di capacità contributiva”. Rispetto a questo punto, che poi è il cuore del contenzioso, la Cassazione ha accolto il ricorso della difesa di Abbado, rappresentata dal defunto Uckmar e ora dai tributaristi Giuseppe Corasaniti e Francesco d’Ayala Valva. Nell’accertamento presuntivo del reddito, spiega la Suprema Corte, “la notorietà del maestro e l’attività internazionale sono circostanze generiche ed astratte, che non danno contezza del percorso logico-giuridico seguito dal giudice nel pervenire alla determinazione della sussistenza di un maggior reddito non dichiarato, quantificato nella precisa misura di lire 77 milioni”.

L’elemento “indiziario” della fama del maestro andava, precisa la Suprema Corte, “valutato unitamente ad altri elementi”, univoci, che potessero far presumere che il contribuente “avesse effettivamente svolte attività ulteriori rispetto a quelle denunciate”. La Cassazione ha quindi annullato la sentenza che confermava quanto disposto dall’Agenzia delle entrate e rinviato alla Commissione tributaria della Lombardia. Ora, spiega il professor Giuseppe Corasaniti, gli eredi di Abbado dovranno subentrare nel contenzioso entro sei mesi, facendo valere quel principio davanti alla Commissione tributaria, o il processo che gli ha dato ragione si estinguerà e rivivrà l’atto impositivo che Abbado e Uckmar avevano impugnato.

Claudio Abbado, milaneseè scomparso nel 2014 ed è considerato uno dei direttori di orchestra più talentuosi dell’era contemporanea. Pianista e direttore d’orchestra debutta al Teatro alla Scala di Milano nel 1960. Nel 1963 risulta vincitore del premio Mitropoulos della New York Philharmonic, nel 1968 debutta al Covent Garden di Londra. Dal 1968 al 1986 è il direttore artistico del Teatro alla Scala di Milano con un intermezzo nel 1971 da direttore principale dei Wiener Philharmoniker. E’ stato anche tra gli 1979-1987 direttore musicale della London Symphony Orchestra. Nella sua carriera , tra 1986-1991, è stato anche direttore artistico della Staatsoper di Vienna. Dal 1989 al 2002 è stato direttore artistico dei Berliner Philharmoniker. Negli ultimi anni è stato direttore artistico della Lucerne Festival Orchestra e direttore musicale e artistico dell’Orchestra Mozart di Bologna

Articolo Precedente

Casinò di Campione, tribunale di Como lo dichiara fallito: nominati i tre curatori

next
Articolo Successivo

Unipol-FonSai, chiuse le indagini per aggiotaggio: Carlo Cimbri e Pierluigi Stefanini rischiano il processo

next