Il 13 luglio 2018 Assocom – l’Associazione delle aziende di comunicazione – all’interno dell’evento annuale Comunicare domani, ha presentato nell’aula magna della Iulm le stime di chiusura degli investimenti pubblicitari per il 2018 e per il 2019.

Con una stima leggermente più positiva di quella rilasciata da Upa il 4 luglio (che prevedeva una chiusura al +1.5%) Assocom vede un mercato che si conferma in crescita per il quarto anno consecutivo: +1,9% per il 2018. Questo dato tiene conto della crescita del totale degli investimenti nel digital compresi gli Ott al +7,6% e della crescita di radio e tv, rispettivamente +3,5% e +1,2%, che nel 2018 hanno potuto beneficiare di un grande evento sportivo come la Coppa del Mondo. Come già accaduto negli ultimi anni, invece, non si arresta l’importante flessione della carta stampata, che vede sia i periodici che i quotidiani con un andamento fortemente negativo (rispettivamente -7,9% e -8,9%) rispetto all’anno precedente.

Per quanto riguarda i pesi di mercato dei vari mezzi, la tv mantiene la percentuale maggiore, intorno al 50%, cifra che rimane stabile per quest’anno e il prossimo, mentre il digital arriva al 27,2%. Nel mondo digitale il formato che cresce maggiormente è il video seguito dal search e dalla classica display. Per il 2019, anno dispari che non vedrà la presenza di nessun evento sportivo di portata internazionale, Assocom prevede una crescita globale del +1.3%, con dinamiche molto simili a quelle del 2018.

L’edizione 2018 di Comunicare domani ha poi presentato pubblicamente – per la prima volta – il dato di Media inflation, ovvero dell’aumento del prezzo degli spazi pubblicitari. Un vero e proprio dato di inflazione anno su anno, calcolato tenendo presente anche il livello di audience che ogni inserzione è in grado di generare. Un indicatore, quindi, che ha una valenza economica e qualitativa, che può aiutare a fare chiarezza nel mercato delle gare media e che si propone come benchmark per il mercato.

Guido Surci, presidente Centro studi Assocom ha dichiarato: “La Media inflation segna +2,4% per la tv, +1,5% per la radio e +0,7% per la carta stampata. Il dato della televisione riflette gli investimenti sul palinsesto che per la prima volta dopo molti anni ha rivisto la Coppa del Mondo interamente in chiaro. Considerata la netta flessione del mercato della carta stampata, un dato del genere, per quanto inferiore all’1% riflette anch’esso il lavoro di qualità di alcuni editori. La radio beneficia di una buona domanda per un media che si conferma come il più performante nel raggiungere le audience in movimento. Più alte le percentuali del digital, dove il display rich media si attesta sul +3,3% e i video online sul +3,9%, a fronte di una forte domanda”

Insomma un mercato a due velocità, con la carta stampata sempre in enorme sofferenza, una tv e una radio che tengono e un digital che cresce soprattutto a favore degli Ott e molto meno a favore dei siti degli editori tradizionali. Niente di nuovo sul fronte occidentale.

Articolo Precedente

Rai, M5s mette ai voti i candidati per il cda. Tra loro anche la giornalista del Tg1 che fu accusata da Casalino: “Servizietti”

next
Articolo Successivo

Papa Francesco cerca un nuovo modo di comunicare. Un ‘miracoloso’ precedente può aiutarlo

next