Marcello Pittella nega ogni accusa. Il governatore della Basilicata “ha escluso ogni sua responsabilità” nelle vicende dell’inchiesta sulle raccomandazioni e sui concorsi truccati nella sanità lucana. Fino ai domiciliari la scorsa settimana con le accuse di falso e abuso d’ufficio, sospeso dall’incarico di governatore in base alla legge Severino, Pittella ha aspettato più di cinque ore prima che iniziasse il suo interrogatorio di garanzia giovedì 12 lufgl. Poi ha rigettato “in toto” la tesi che sia stato lui “il “deus ex machina della distorsione istituzionale” ricostruita dalla procura di Matera.

A riferire che il governatore lucano ha risposto per due ore alle domande “con fermezza, serenità, tranquillità e grande forza d’animo” sono stati i suoi avvocati, Donatello Cimadomo e Emilio Nicola Buccico (in passato senatore di Alleanza Nazionale, sindaco di Matera con il centrodestra e membro laico del Csm). Pittella ha inoltre risposto “anche rispetto a fatti che – ha sottolineato Cimadomo – non erano oggetto di misura cautelare, proprio a dimostrazione della sua volontà di chiarire a 360 gradi ogni aspetto della vicenda, senza trincerarsi dietro ad alcuna argomentazione che possa dare adito a fraintendimenti”.

Al termine dell’interrogatorio di garanzia, i due legali hanno chiesto la revoca della misura cautelare “in maniera secca: non accettiamo attenuazione – hanno sostenuto – e riteniamo che non ci siano elementi perché continui o possa continuare la restrizione a carico del nostro cliente”. In attesa della decisione del gip Angela Rosa Nettis, lo staff legale del governatore ha già presentato il ricorso al tribunale del Riesame: l’udienza dovrebbe svolgersi martedì 24 luglio. Sembra perciò sempre più lontana la possibilità che Pittella si dimetta prima della scadenza naturale della legislatura regionale, prevista per il prossimo autunno. “Dimissioni? Penso che non sia mai stato sfiorato dall’idea”, ha detto l’avvocato Buccico.

Ieri si è svolto anche l’interrogatorio del professore ordinario dell’Università di Bari, Agostino Meale, ai domiciliari con l’accusa di corruzione in concorso con l’ormai ex commissario dell’Azienda sanitaria di Matera, Pietro Quinto (ancora in carcere), anche per alcuni favori fatti per la carriera universitaria del figlio del dirigente. Sempre giovedì si è conclusa la visita nella sede dell’Asm degli ispettori inviati dal Ministro della Sanità, Giulia Grillo, mentre continua il lavoro della Commissione ispettiva istituita ieri dalla Giunta regionale lucana, guidata dallo scorso 6 luglio dalla vicepresidente Flavia Franconi, che è anche assessore alla sanità.

Proprio Franconi svolge le funzioni di presidente visto che Pittella – sospeso – non intende dimettersi. La sanità lucana è l’epicentro dell’inchiesta che ha portato a 30 misure cautelari, tra cui due arresti in carcere e 20 ai domiciliari: soprattutto dirigenti e commissari di aziende sanitari le persone colpite dal provvedimento del tribunale di Matera. Al centro di tutto c’è – secondo le accuse lo stesso governatore –  definito dal giudice come il “deus ex machina di questa distorsione istituzionale” che portava a manipolare concorsi e gestire con raccomandazioni le aziende sanitarie locali.

Per l’accusa il presidente dettava “le sue regole partitocratiche,trasmette i suoi elenchi, le sue liste verdi, le sue direttive”. Cioè i nomi dei raccomandati che devono vincere i concorsi, che se “hanno fatto tutti schifo”, come registrano gli investigatori in un’intercettazione. Poco importa. A contare è la volontà di Pittella: “Sia fatta la sua volontà”, è il refrain di religiosa ispirazionecon cui i sottoposti eseguono le indicazioni del governatore. Che però nega ogni addebito.

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