Quanto durerà la società dell’emozione? Perché io qui, da umile spettatore dei fatti del mondo, non riesco più a scorgere una razionalità in nulla. Lo spread che è tornato in auge in questi giorni, è un indicatore economico ma ecco sembra anch’esso il termometro di qualche stato emozionale, tipo “la paura dei mercati”. Emozione nei media che hanno bisogno di sensazionalismo, di mostri da sbattere in prima pagina, non “spiegano” più nulla, in compenso emozionano, tifano, allarmano. Tutto il commercio è emozione, la pubblicità fa leva sull’emozione. Non abbiamo più bisogno di nulla ma non rinunciamo all’emozione di comprare, di possedere, di ostentare.

Nasceranno agenzie che venderanno “esperienze emozionanti” dal barbiere, al supermercato o al benzinaio. Pagare la tassa rifiuti non è mai stato così coinvolgente! Questi slogan leggeremo un giorno. Emozione nei rapporti di coppia, che non sono più un percorso condiviso di fatica e tolleranza, ma un’onda di emozione momentanea, finché dura, poi bisogna trovare altro.

Le donne vogliono essere principesse ma anche Giovanna d’Arco, indipendenti e anche bisognose, se tu non sai dare loro le emozioni che pretendono (e che cambiano ogni 5 minuti) allora aria, puoi anche sparire. Pura emozionalità la politica, si sbraita e si tifa in Parlamento e nelle piazze come negli stadi e nel mentre si accettano contraddizioni, smentite, falsità senza che vi sia mai alcuna conseguenza. La religione poi non ne parliamo, sta alla razionalità come il sole alla luna. Viviamo in una bolla emozionale che ci soccorre davanti, nella sua totale incoerenza, senza il tempo minimo per mettere a fuoco i passaggi, fare connessioni, darsi spiegazioni, cioè usare la logica, usare il cervello.

Quando le esigenze del “pensiero” dell’uomo torneranno ad avere una qualche importanza? Quanto dobbiamo essere anestetizzati per accettare l’inverosimile bruttezza di ciò che viene prodotto, nella musica, nell’arte, nel vestire, nella televisione, nel dialogo? Per quanti decenni a questo primato del denaro e a chi lo amministra sarà consentito di travolgere qualsiasi cosa fino a renderci una massa di perfetti imbecilli o come dice lo psichiatra Andreoli “homo stupidus stupidus”.

Ricordo con nostalgia non tanto fatti e momenti del passato ma quella sensazione di vivere in un mondo che ancora mezzo secolo fa appariva comprensibile, popolato da individui che ogni giorno si sforzavano di comprenderlo con grande passione. Con un metodo, giusto o sbagliato che fosse ma evidente, esisteva uno scambio, dal luminare fino all’uomo della strada con la sua tessera di partito.

Quel mondo non tornerà più e il ‘900 è stato anche un secolo terribile sono d’accordo, ma questo non giustifica la totale rinuncia a un minimo approccio razionale ai fatti della vita cui stiamo assistendo. Io parlo con l’umiltà dell’uomo qualunque, ma se fossi un professore universitario farei una rivoluzione per ribadire che senza cultura l’uomo non vive, è un fantasma in balia della corrente. Mi dà fiducia solo pensare che se è già avvenuto una volta, forse potrà tornare prima o poi un nuovo “Rinascimento” dopo questa lunga fase di buio. Un Umanesimo che rimetta finalmente al centro ciò che più conta per un uomo, nel suo breve viaggio su questa terra.

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