I vegetali rappresentano il 99,9% della biomassa presente sulla Terra. Senza le piante noi non ci saremmo e Stefano Mancuso ha affermato con convinzione in una recente conferenza che senz’altro le piante sopravvivranno a noi, esseri umani, che ogni giorno inventiamo un nuovo modo per attentare alla nostra specie. Witjai. Il gene verde della razza umana è un libro sugli uomini, ma soprattutto sulle piante. Su alcuni uomini e su alcune piante.

Gli uomini sono il popolo Shuar, che vive fra Ecuador e Perù. Le piante sono quelle dell’immenso patrimonio della foresta amazzonica. E “witjai” – “io esisto” in lingua shuar – è un libro fotografico – ma non solo, anche di testimonianze – di Gianluca Balocco (non siamo parenti, siamo solo amici), in cui lui racconta la sua peregrinazione e la sua permanenza fra il 2014 e il 2016 nella foresta amazzonica a contatto appunto con il popolo Shuar ed il patrimonio verde in cui esso vive e con cui convive.

Come racconta lui stesso: “Quando sono partito per l’Amazzonia ecuadoriana non avevo alcuna idea di che cosa stessi cercando ma sentivo la necessità di ripartire da lì per mutare il mio sguardo. Sono un darwiniano convinto ma la ricerca che ho condotto come autore sull’intelligenza nel mondo vegetale mi ha portato a credere in qualcosa di più estremo: cioè che anche la specie umana derivi in qualche modo dall’evoluzione delle piante e che ne sia completamente dipendente.”

E quello che emerge dal libro è appunto come sia ancora possibile nel mondo di oggi vivere a contatto con la natura preservandola, interagendo con essa. E viene da considerare quanto sia fasullo il nostro modo di occidentali di considerare le tribù autoctone del mondo come dei primitivi. O come dei poveri. Witjai ci insegna anche questo: non solo ad ammirare le bellezze ancora intatte della natura di quei luoghi ma anche a ripensare il nostro linguaggio, alla luce della considerazione che se l’uomo vivesse così forse non andrebbe incontro a quella estinzione di cui parla saggiamente Mancuso (e non solo lui).

Dicevo che Witjai è un libro fotografico ma anche di testimonianze, come quella del capo Shuar Juan Utitiaj Untzui, che ricorda tanto quella del capo pellerossa Seattle al presidente degli Stati uniti: “Gli animali e il nostro popolo per sopravvivere hanno bisogno della foresta. Noi che viviamo qui dalle origini abbiamo il compito morale di difendere il nostro patrimonio. La società shuar educa e fa crescere i propri giovani nel rispetto dell’evoluzione urbana circostante, ma soprattutto con la convinzione che facciamo parte di un tutto in cui è fondamentale rispettare e mantenere la foresta per il bene dell’umanità”. Non è il caso di aggiungere altre parole.

Sul tema del libro è attualmente allestita una bellissima mostra presso il Castello D’Albertis di Genova.

 

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