È accaduto realmente. A Torino. Nella città sabauda, l’anagrafe ha registrato il figlio di due mamme. È la prima volta in Italia. E non sarà certo l’ultima. Così ha sentenziato giubilante Chiara Appendino: “Scritto un pezzo di storia”.

Sì, un pezzo della storia della distruzione della famiglia e del trionfo della nuova ingegneria del capitalismo integrale. Si tratta di un ulteriore momento di una logica spietata, che si sta realizzando con solerte continuità sotto i nostri occhi. È, in sintesi, la storia della distruzione capitalistica della famiglia. Ossia di quella che Hegel – definendola come “la Totalità più alta di cui la natura sia capace” – indicava come il fondamento primo di quella vita etica, di cui lo Stato sovrano è il compimento. Vita etica che si caratterizzata per la sua solidarietà comunitaria e che il turbocapitale già da tempo aspira a distruggere.

Il capitalismo globalista non accetta norme ed etica, padri e madri, cittadini e cittadine: vuole vedere ovunque consumatori unisex, cosmopoliti e sradicati, postfamiliari e postnazionali. Nel regno del capitale assoluto, tutto è merce: perfino i bambini e gli uteri delle donne. Alienazione dell’umano, avrebbe detto il vecchio e inascoltato Carlo Marx. Ma si sa: le sinistre e più in generale la politica non si occupano più, con Marx, del quarto stato. Si interessano ormai solo al terzo sesso.

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