L’arresto dell’ex presidente catalano Carles Puigdemont alla frontiera tra Germania e Danimarca è “una buona notizia” per Madrid. Il governo di Mariano Rajoy ha commentato così il fermo del leader catalano in esilio da 5 mesi, precisando che “nessuno può prendersi gioco indefinitamente della giustizia” spagnola. Puigdemont è accusato di sedizione e ribellione in relazione alla dichiarazione di indipendenza votata dal Parlamento catalano e ora deve comparire di fronte a un tribunale tedesco.

Il fermo in Germania è stato possibile grazie a un chip geo-rivelatore collocato dai servizi segreti spagnoli nell’auto usata da Puigdemont per rientrare dalla Finlandia in Belgio grazie al quale hanno potuto indicare alla polizia tedesca dove si trovasse il leader catalano, fermato domenica subito dopo avere attraversato il confine con la Danimarca. A renderlo noto sono stati proprio i servizi del Cni, rivelando ai media che 12 agenti dei servizi segreti di Madrid hanno seguito il leader indipendentista fino ad Helsinki, poi sostituiti da altri agenti per il viaggio di ritorno.

Il suo avvocato, Jaume Alonso-Cuevillas, ha fatto sapere che l’ex presidente sarà portato davanti a un giudice in Germania per confermare la sua identità e, solo in seguito, il tribunale deciderà se tenerlo in custodia in carcere in attesa del procedimento di estradizione. Sul piano teorico esiste infatti anche la possibilità che il leader catalano venga rilasciato a piede libero. La giustizia tedesca dovrà verificare anche se vi siano i presupposti per una consegna alla Spagna. Il legale ha detto anche di prevedere che Puigdemont resterà in Germania, dove è stato fermato ieri, “due o tre mesi” e ha precisato che al momento non ha intenzione di chiedere asilo politico in Germania ma che “studieremo se sarà il caso”.

Intanto, i tre gruppi indipendentisti catalani hanno chiesto una riunione straordinaria del Parlament di Barcellona questa settimana per discutere la detenzione del leader. JxCat, Erc e Cup, che insieme hanno la maggioranza assoluta, intendono proporre una sua rielezione a presidente della Catalogna nonostante il veto della corte costituzionale spagnola, grazie a una recente presa di posizione del Comitato per i diritti umani dell’Onu. Anche la portavoce del gruppo di Puigdemont nel Parlament Elsa Artadi ha detto che va cercata una formula perché sia un presidente “non simbolico, ma reale“.

Tutto questo mentre a Barcellona continuano le manifestazioni a sostegno del leader catalano: gruppi di manifestanti hanno bloccato il traffico sull’autostrada A2 al confine fra la Catalogna e l’Aragona, vicino ad Alcarras. Il pubblico dell’antico teatro lirico del Liceu ha invece chiuso la rappresentazione dell’Andrea Chenier a Barcellona al grido di “Llibertat! Llibertat!“, per chiedere la liberazione di Puigdemont e degli altri detenuti catalani in carcere a Madrid. Domenica pomeriggio la notizia del suo arresto ha portato in piazza circa 55mila persone, con scontri e tensioni tra gli indipendentisti e la polizia. Un centinaio di manifestanti sono rimasti lievemente feriti, mentre sei sono stati fermati dagli agenti. Un tedesco si è presentato invece davanti al centro penitenziario in cui è stato rinchiuso Puigdemont per chiederne la scarcerazione e offrendogli ospitalità. “Se vuole vivere qui e chiedere l’asilo, io glielo darei. Volentieri lo ospito a casa mia” ha detto agli agenti.

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