Abbiamo chiesto a lettrici e lettori un parere sul numero di FqMillennium di marzo, interamente firmato da donne e che il direttore Peter Gomez ha presentato come il magazine femminile “che non c’è”. Si è aperto un vaso di Pandora che conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, il peso quotidiano delle discriminazioni di genere, dalla famiglia al lavoro. E l’esigenza che tutto questo sia raccontato con un approccio diverso da quello della stampa femminile classica. Ecco alcune delle mail arrivate in redazione (potete continuare a scrivere le vostre impressioni sul numero a millennium@ilfattoquotidiano.it).

La legge sull’aborto maltrattata
Brave tutte. Complimenti, seguo il mensile dalla prima uscita. Ogni volta argomenti interessanti e ben trattati. Questa volta vi siete superati.  Ho voluto anche io la 194 ma non sapevo in che stato disgraziato fosse la sua attuazione. Grazie
Laura Innocenti

Finalmente si parla delle donne di oggi
Una rivista senza servizi su come rimanere giovani a 40 anni o come riconquistare il marito distratto! Un modello di donna finalmente contemporaneo! Vi aspettavamo…. speriamo di vedervi ancora.
A presto,
Giorgia Ortu La Barbera

Finalmente niente top model
Gentilissimi,
vi scrivo perché ho trovato il vostro magazine così interessante che non vedo l’ora di leggere il prossimo numero. Finalmente vengono messe su carta non solo le differenze tra uomo e donna, ma le difficoltà di noi giovani e non giovani donne in questo momento storico-economico. Finalmente un magazine attuale senza foto di topmodel e prezzi assurdi di borse o di accessori per imbellettarsi.
Grazie!
Francesca Coltraro

Date voce alle lettrici
Salve, ho letto con notevole interesse il numero di marzo e mi è piaciuto molto. Giuste le tematiche e piacevoli gli articoli. Forse sarebbe interessante una rubrica dove le lettrici possono scrivere le loro impressioni e i loro problemi. Anche articoli sulle donne che sono riuscite ad essere a capo di un’impresa e consigli pratici per chi volesse intraprenderla. Un dialogo più concreto con le donne, di tutti gli strati sociali.
Grazie. Buon lavoro
Raffaella c

Bene insistere su parità, ma senza esagerare
Egregio direttore, lei ha chiesto un’opinione ai lettori sul numero di marzo per il fatto che è stato scritto quasi tutto da donne. Le devo dire che pur essendo assai vecchio, non ho capito la sua richiesta apprensiva, almeno per la mia mentalità. Intanto le dico che ho trovato il mensile gradevole come altre volte e non ho percepito differenze. Devo anche dirle che l’argomento parità uomo-donna non mi appassiona e lo trovo un po’ stucchevole: in Italia è più marcato perché come tante altre cose siamo “indietro” rispetto ad altri Paesi, anche su temi più importanti che poi si riflettono pure sulle donne.
Però ‘ste benedette donne devono farsi valere e talvolta diventare più furbe e attente. Per esempio quando vengono maltrattate devono andarsene al più presto e non aspettare il peggio, tantomeno sperando nell’aiuto di polizia-carabinieri, piuttosto si armino.
Eppoi non pretendano di cambiare i loro uomini a tutti i costi.
Aggiungo poi che la parità va bene ma non ho mai visto una donna muratore o camionista, ne è facile trovare donne che sono venditrici in aree tecnologiche quali l’informatica che io bazzico da 50 anni, anche se le donne ingegnere sono aumentate.
Ricordo che a Milano le vigilesse di pattuglia tempo fa volevano l’indennità notturna senza fare i turni notturni. E’ dunque corretto insistere per la parità, ma è bene non esagerare né farne argomento quotidiano come avveniva recentemente per i gay.
Certamente è un tema complicato che implica molta rieducazione ma non è il solo e si mescola con tanti altri, in primis il lavoro.
Grazie, ossequi
Virginio Pretali

Leggere MillenniuM a cent’anni
Buon pomeriggio.
Approfitto di un ingresso anticipato sul posto di lavoro per dare la mia risposta alla richiesta fatta a noi lettori sull’ultimo numero di Millennium . Scusate se non  sarò conciso . Sono antichi retaggi di studi classici, che mi dissociano parecchio dal ruolo lavorativo. Cercherò una risposta poetica alla vostra domanda di confronto. Dunque. Da alcuni anni , il sabato mattina, faccio volontariato in una casa di riposo a Tortona -AL-… ( mi sto portando avanti con i lavori). Di regola dalle  9 alle 10, prima che ci si prepari per la messa settimanale , che di per sé è un momento molto vissuto e che consente a ospiti di diversi reparti di incontrarsi e di fare 4 chiacchiere prima e dopo la cerimonia, almeno una volta la settimana . Dalle 9 alle 10, appunto, sono solito portare i giornali in uno dei reparti per la nostra rassegna stampa  e da alcuni anni porto : La Stampa ;un giornale locale e settimanale di Tortona; un giornale sempre locale e sempre settimanale di Novi Ligure , che è l’ altro centro di provenienza della più parte degli ospiti, e il Fatto Quotidiano, che è il mio giornale.
Leggo un po’ dell’ uno ed un po’ dell’altro. Ma questa volta Millennium ha staccato tutti ! Tenete conto che l’ età media è superiore senz’ altro agli 85 , con punte  femminili e maschili che superano i 100. Tenete anche conto che l’ uditorio : una  trentina di persone , è composto per la più parte da signore. Ho letto in primis il reportage sul calcio femminile e sulla discriminazione agonistica e di reddito che lo pervade. L’ attenzione era massima.
Anche lo svolgimento in sottofondo dell’ evento agonistico in sé , era seguito con grande interesse…. “ma come hanno pareggiato con un rigore?” ;” qui gatta ci cova!”; ” volevo ben dire io che l’ Empoli pareggiava!”. Insomma un vivissimo interesse . Ma anche di altra natura :
“Ma fammele vedere ben queste ragazze?, Ma che belle … e non le pagano ? E ci vanno la sera gratis amore dei? … Ma dimmi un po’: è proprio un furto questo qui!”L’ articolo è piaciuto ed anche Millennium ha girato parecchio e così, come l’ hanno fatto le vostre giornaliste, ha suscitato vivo interesse .
Le mie ragazze si sono già prenotate per il prossimo numero.
Un forte abbraccio
Claudio Protto

Un femminile anche un po’ maschile
Buongiorno.
Con molto piacere auspico un prodotto editoriale al femminile come pensa il direttore.
Ancora meglio se al femminile, ma con un respiro universale fruibile anche da noi maschi.
Ad majora semper.
Gianfranco Longo

Ma non appiattitevi sugli altri femminili
Ho molto gradito la prima parte : società attuale e modelli, stipendi, servizi di protezione, 194. Da Biagiotti, compresa, in poi: appiattimento a D/Repubblica e altri settimanali definiti “femminili”.
Capisco che bisogna ben riempire le pagine… personalmente, avrei gradito meno pagine: poteva anche finire con Mercalli (pag 61).
Complimenti, comunque, per il tentativo di far uscire le donne dal cortile di galline e oche.
Maria Cristina Veronesi

MillenniuM al femminile? Un calcio nello stomaco
È vero, è diverso. Più forte in tutti i sensi, soprattutto un forte calcio nello stomaco per le storie toccate (trama di terre, femminicidi, aborto e compagnia cantando). Sono contenta che abbiate chiesto il nostro parere: io compro Millennium dal primo numero e apprezzo la originale linea editoriale. Questo numero in particolare mi è servito per esempio per mettermi in contatto con Trame di terre (l’associazione che assiste le spose forzate che fuggono dalle famiglie, ndr) e poi, per i casi strani del da cosa nasce cosa, con un’associazione che aiuta le carcerate di Rebibbia.
E mi chiedo: chissà  quante siamo? Sarebbe confortante sapere quante, sapere che tante donne vogliono sapere, approfondire, fare qualcosa. Che si può fare lobby in modo fruttuoso, positivo. Perché non troviamo il modo di contarci? Alla fin fine i numeri sono sempre importanti, credo siano la base di partenza per tutti i percorsi, anche politici in senso lato.
E poi l’unione fa la forza e credo che oggi più che mai serva tanta forza per portare avanti i discorsi sull’uguaglianza e la parità.
Tornando a Millennium trovo che unire al tutto un po’ di sarcasmo e ironia (la porno star ecc) sia la chiave giusta per non passare x le solite femministe rompipalle.
Ciao e grazie!!!

Ps: da stoica commentatrice-sostenitrice degli articoli del Fatto quotidiano sono basita dalla quantità di uomini che: sottovalutano, respingono responsabilità, ribaltano la frittata quando si parla di violenza di genere! Sono veramente sconcertata perché mi aspetterei che tutti gli uomini che NON sono violenti prendessero le distanze da quelli che lo sono. Invece la posizione è: che palle, anche le donne sono violente con noi eppure nessuno ne fa un caso….
La cosa andrebbe analizzata (da uno bravo!)
Grazie
Livia Soriente

Prima non vi leggevo, ma ora…
Buonasera,
abbonati dal secondo numero a Il fatto quotidiano acquisto sempre il vostro mensile, ma in realtà ne leggo ben poco, lo trovo invitante come aspetto, ma allo stesso tempo i titoli non mi invogliano alla lettura. A differenza di mio marito  che lo trova molto interessante.
Questo numero l’ho letto dalla prima all’ultima pagina e penso che rispolvererò i numeri precedenti magari non li ho approcciati nel modo giusto.
Buon lavoro.
Nicoletta Massari

Per favore non sparite
Per favore non sparite! Tornate in edicola! Io sono anche un’edicolante e ne vedo tante, lo posso dire, di riviste. Che non leggo nemmeno più lo ammetto! Io 60enne, con che passato vi lascio immaginare, ho apprezzato veramente il vostro lavoro. Persino l’impaginazione mi è piaciuta.
Quindi vi aspetto al prossimo appuntamento!
(Intanto tengo da parte questo numero… non si sa mai)
Angela Colecchia (Verbania)

Avete fatto centro (con una critica)
Anche questo mese avete fatto centro, con l’attualità. Vi leggo sempre. Però una critica da buon amico ve la voglio, fare quando scrivete cercate di occupare tutta la pagina potete anche aumentare il carattere ma non lasciate mezza pagina vuota. Poi sul contenuto niente da dire.
Al prossimo mese un abbraccio a tutti e viva le donne.
Gianluca Centra

Non buttate le ortiche
Mi piace pensare che la pubblicazione del numero di FQ Millennium di questo mese di Marzo possa essere il primo tassello di un vero e proprio “Progetto Ortica”. Perché lo definisco “Progetto Ortica”? Perché l’ortica è una pianta il cui nome deriva dal latino urere, ossia “bruciare”, in relazione all’effetto sulla pelle delle sostanze irritanti contenute nei suoi peli, che quando si rompono rilasciano un fluido che causa appunto bruciore e prurito. Il bruciore provocato è fastidioso, ma soprattutto non è ignorabile.
La pubblicazione al femminile di FQ Millennium ha proprio questo effetto. Lo stesso effetto di ogni tentativo volto alla sollevazione di temi che ancora continuano (e devono continuare) a far prudere le coscienze che ne vengono a contatto, nonostante la gender equity che si sostiene ingenuamente di aver ormai raggiunto.
Ritengo che noi Donne, e in modo positivamente inclusivo anche gli Uomini, abbiamo il dovere e il diritto di informarci e informare circa i temi di indubbia attualità sociale delle politiche di genere.
Sono una giovane Donna, ho 25 anni e lavoro nel settore finanziario. Quotidianamente, sul luogo di lavoro e all’interno delle relazioni interpersonali, riscontro nel mio piccolo tanti episodi di disuguaglianza di trattamento di genere e, soprattutto, tanta disinformazione. Disinformazione su dati, fatti e (non) diritti relativi alla condizione della Donna nella nostra società moderna. Riconosco con tristezza quanto sia ancora lunga la strada verso una parità di genere e di una vera presa di consapevolezza.
Il problema è che non basta un adeguamento normativo che miri ad una maggiore equiparazione della figura femminile, che promuova un’inclusione della stessa e non solo una tutela. Tale adeguamento è tanto necessario quanto insufficiente, perché il processo più difficile è quello di acquisizione del concetto di equivalenza di genere all’interno degli schemi ancora fortemente sessisti che sono i pilastri dell’intero retaggio culturale che contraddistingue la nostra società.
Per ovviare a questo problema, occorre che da un lato ci sia maggiore informazione e auto-informazione: se non si conoscono le realtà, i fatti, i dati, come si possono far valere i propri diritti? Dall’altro occorre saper alzare la voce, farsi ascoltare.
Accanto a modelli mentali maschilisti (da parte di uomini e di donne, indistintamente), riscontro ogni giorno la paura di spezzare il silenzio. Nel mio quotidiano cerco di non perdere occasione per far sentire la mia voce, per cercare di incrinare le certezze delle convinzioni di un’effettiva diversità di genere e, spesso, oltre allo sguardo di scherno e sdegno della parte maschile, vedo quello di paura, timore della parte femminile.
La mia speranza è che una maggiore e continua informazione sui temi inerenti le politiche di genere, possa potare sempre più donne a sentirsi abbastanza forti e meno sole per dire la propria, per alzare la voce.
Concludo questa breve riflessione rinnovando i miei complimenti per il lavoro svolto dalla redazione de Il Fatto Quotidiano, con la speranza che questo numero sia il primo di altri, e ponendo l’accento su una parola: shrill.
Shrill significa letteralmente “non piacevole all’ascolto; rumoroso e stridulo”, insomma fastidioso. E’ un termine utilizzato spesso nella lingua anglosassone per indicare la tonalità assunta dalla voce di una donna contrariata e dunque irritate. Il termine, di originale connotazione negativa, ha subito un processo di riappropriazione femminile, andando ad indicare tutte quelle voci che meritano, e fanno di tutto, per essere ascoltate, a costo di risultare “urticanti”.
Riappropriamoci di quanto già ci spetta e non temiamo di essere shrill.
Grazie per quanto avete fatto e state facendo.
I miei più affettuosi saluti.
Michela

No alle quote rosa
No quote rosa. Bastano pari diritti e uguali condizioni.
No leggi sul femminicidio. Basta certezza della pena per l’omicidio (come per tutti gli altri reati).
E poi cultura, cultura e cultura.
E voi, col vostro giornalismo onesto, già siete di grande aiuto. Non serve la rivista per donne (a mio parere, discriminante). Alle donne che hanno un cervello e lo usano il vostro giornale piace così com’è.
Per quello che riguarda l’intervento pubblico invece c’è molto da chiedere. Asili, mense, trasporti, congedi… Ma finora i nostri politici pensavano ad altro.
Margherita Leontino

Meno veline, più informazione
Genitle direttore Gomez,
le scrivo per farle sapere la mia opinione in merito all’edizione Millennium di marzo tutta incentrata su temi femminili.
Confermo che l’edizione ha sollecitato il mio interesse e il contenuto mi ha coinvolto a tal punto da leggere quasi tutto il magazine in una giornata sola… complice il fatto che fosse domenica, cattivo tempo e i figli allegramente intrattenuti dalla presenza di altri amichetti.
Sono una donna di quasi 37 anni, laureata in design industriale, sposata da 10 anni, madre di 3 figli tra i 4 e i 10 anni, socia fondatrice di una piccola start up a vocazione green che da 2 anni cerca ostinatamente di far decollare anche la propria carriera lavorativa da imprenditrice visto che il lavoro dipendente dal famoso 2008 in poi è stato impossibile trovarlo.
Ho molto a cuore il tema femminile perché da quando sono uscita dall’università a 24 anni… per la prima volta mi sono davvero resa conto di quanto il mondo che fino al termine della mia carriera scolastica offriva pari opportunità a maschi e femmine, sia improvvisamente cambiato e mi abbia mostrato la sua faccia reale che rende molto più complicato per una donna realizzarsi in tutti gli ambiti della vita (affettiva e lavorativa) proprio solo perché in quanto donna. Ho maturato nelle mie esperienze di vita, l’idea che ora sto sfidando quotidianamente, che qui in Italia o ti realizzi professionalmente o ti realizzi come donna-mamma perché il compromesso è una lotta di genere continua ed estenuante… purtroppo a volte anche con la persona che ami e che ti ama, ma che cade inconsapevole nelle dinamiche culturali italiane che vogliono fare sentire in colpa sia la donna che lavora e basta (“facile fare carriera se non hai figli da tirar su!”. Oppure “ha fatto i figli, ma non ha il tempo di star loro dietro… che razza di madre”) sia quella che fa solo la moglie e mamma (“facile per lei che la mantiene il marito e non ha altro da fare nella giornata che star dietro ai figli”; “lei può permetterselo di starsene a casa”). Se sei donna o fai scelte radicali…comunque sia criticate, oppure sei criticata lo stesso e vivi in costante senso di colpa perché alla fine non ti senti mai pienamente realizzata sia nel tuo essere donna-mamma (se lavori sposti la maternità troppo in là e poi non è detto che la maternità arrivi, fai solo 1 figlio perché non puoi permetterti di assentarti nuovamente dal lavoro per una gravidanza…), né in quello di donna-lavoratrice (se vuoi far carriera ed essere economicamente indipendente e soddisfatta devi viaggiare “sola” senza figli che richiedono tempo e devi essere aggressiva più di un uomo per farti spazio o farti gli uomini giusti…). Insomma una battaglia continua solo perché… siamo donne.
Tutto questo lungo cappello introduttivo per dirle, caro direttore, che noi donne italiane abbiamo bisogno di fare meno le veline e avere strumenti come il suo nuovo magazine per dare voce al dibattito sul nostro ruolo femminile perché l’emancipazione e le pari opportunità lo sono ancora troppo solo sulla carta. Noi stesse dobbiamo riflettere e confrontarci ed essere ispirate per uscire da certi schemi culturali e imparare a non perpetrarli sui nostri figli e sulle nostre figlie. Abbiamo bisogno di prendere coscienza della nostra identità e di acquisire sicurezza nel rivendicare le nostre competenze, dobbiamo imparare a desiderare di contare di più nella società e di non accettare la dipendenza economica dal nostro compagno solo perché sta a noi accudire i figli…
Nel suo magazine oltre a mettere sotto la lente le storture della nostra società che penalizzano la donna solo perché donna, mi piacerebbe trovare la presentazione di modelli femminili di ispirazione, trovare tanti punti di vista femminili che dibattono su uno stesso tema “scottante” come per esempio l’aborto… trovare un luogo di confronto e conoscenza delle donne di diversa etnia, religione e cultura che però vivono qui da noi e con le quali magari ancora non c’è tutta questa interazione se non nelle giovani generazioni che si incontrano sui banchi di scuola. Vorrei trovare esempi di donne coraggiose che nella vita hanno saputo rompere schemi che le relegavano a ruoli inferiori solo perché donne. Vorrei che fossero approfondite le virtuose esperienze straniere in termini di welfare e conciliazione famiglia-lavoro che migliorano la qualità della vita femminile. Vorrei che ci fosse anche un confronto intergenerazionale tra le donne… dal diritto di voto per le donne in Italia ad oggi quanto è cambiato il ruolo femminile, quali sono le sfide che ogni generazione di donne deve affrontare. Infine… troverei molto utile per la donna italiana confrontarsi con un punto di vista femminile “straniero” che possa dare chiavi di lettura diverse su determinati temi, usi e costumi, ruoli sociali.
Le ho dato alcuni spunti dal mio punto di vista femminile. Attendo con ansia la prossima edizione e le auguro un buon lavoro con tutti i suoi collaboratori e collaboratrici.
Monica Gasperini, Rovereto TN

Grazie per il valore che date alle donne
Buona sera gentile signor Gomez,
la seguo spesso nei programmi tv dove ci dà la sua opinione sulla politica e i suoi interpreti. Per questa ragione le scrivo dopo aver letto per ora solo la sua introduzione al nuovo magazine. La stima e il valore che riconosce alle donne mi fa dire che questa “rivista” non rimarrà un esperimento come lei scrive… la ringrazio per la bella iniziativa.
Con stima
Emma

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