Collegio che vai, risparmiatore che trovi. Quasi un destino per Maria Elena Boschi. Candidata a centinaia di chilometri dalla sua Arezzo per evitare la rappresaglia elettorale dei truffati di Banca Etruria, in Alto Adige ha più di un motivo per sentirsi a casa. Così, quando sale a Bolzanoper un incontro elettorale, capita che ad accoglierla ci sia anche Carlo Costa, il vicepresidente della Cassa di Risparmio di Bolzano. La stessa che negli anni passati ha registrato perdite per centinaia di milioni mentre le sue azioni crollavano danneggiando i piccoli azionisti. “Anche qui abbiamo avuto la nostra Etruria”, commento uno di loro, che considera inopportuna la candidatura della Boschi. Perché nonostante i nuovi vertici della banca, Costa compreso, siano protagonisti di una ristrutturazione che sta dando dei frutti, il potere che li ha espressi non sembra cambiato. “Il conflitto d’interessi rimane”, ragiona il giornalista Christoph Franceschini, che al caso Sparkasse ha dedicato un libro. “Il presidente Gerhard Brandstätter è un esponente della Südtiroler Volkspartei, il vice Carlo Costa è del Pd, ed è colui che ha maggiormente influito nella candidatura della Boschi”.

Nonostante tra i potenziali elettori ci siano anche gli azionisti della Cassa di Risparmio di Bolzano, Maria Elena Boschi preferisce non parlare di banche. Più che comprensibile, si direbbe. Se solo non si facesse circondare da banchieri anche in Alto Adige. Non uno a caso, intendiamoci. Ma quello che a livello locale è considerato l’uomo forte del Pd: Carlo Costa. Che all’appuntamento elettorale arriva insieme all’altro candidato del Pd “blindato” dai voti della SVP, Gianclaudio Bressa. Ma al contrario della Boschi, Costa non ha problemi a parlare con la stampa: “La politica fuori dalle banche? Dipende, bisogna giudicare dai risultati”, dice a ilfattoquotidiano.it. Ed elenca quelli ottenuti dalla Sparkasse, che ha appena chiuso il bilancio 2017 in utile per 14,4 milioni di euro: “Abbiamo rimesso la cassa in ordine con tassi di copertura rilevanti, e abbiamo avviato un’azione di responsabilità sui vecchi amministratori”. Dietro alle perdite, che per il solo bilancio 2014 ammontavano a 231 milioni di euro, c’erano investimenti sbagliati, certo. Ma non solo: “Qui i conflitti d’interessi hanno causato più danni della crisi”, ha dichiarato il direttore della filiale bolzanina di Banca d’Italia Luigi Parisotto sugli istituti altoatesini. E se i conti della Cassa di Risparmio tornano finalmente in utile, a lasciare perplessi è la distribuzione delle cariche. “Presidenza all’Svp e vicepresidenza al Pd: si tratta sempre dello stesso sistema, il ‘sistema Alto Adige’”, spiega Christoph Franceschini di Salto.bz, una testata locale. Sulle “perdite milionarie della Sudtiroler Sparkasse” ha pubblicato un libro, “Bankomat”, che fino ad ora è costato due querele a lui e altrettante alla testata: “La procura ha chiesto l’archiviazione, ma la banca non demorde”. Oltre alle operazioni che avrebbero condotto a perdite per centinaia di milioni, Franceschini ricostruisce quello che definisce un “sistema di potere che controlla tutto, dalla politica all’economia”.

Ma non di sole banche si vive. Come ha evidenziato Ferruccio Sansa sul Fatto, Carlo Costa è un campione di poltrone. Sua anche quella di direttore tecnico generale di Autostrada del Brennero SpA, che gestisce la A22 con una concessione rinnovata di recente dal governo, senza gara e per altri 30 anni. Ma non è tutto, Costa è anche nel cda di Cedacri, gruppo leader nei servizi informatici per il mondo bancario, dove, tra le altre banche, la sua Sparkasse è azionista con il 6,5 per cento. Come fa a star dietro a tutto? “Usa le ferie”, è la risposta della presidenza del Consiglio provinciale di Bolzano a un’interrogazione del consigliere del M5s Paul Köllensperger sull’incarico di Costa in Autobrennero, partecipata della Provincia. “Il potere monolitico gestito da Svp e Pd non ammette sguardi indiscreti, per questo in Provincia hanno respinto la mia proposta di istituire una commissione d’inchiesta sulla Cassa di Risparmio”, racconta il consigliere. E la Boschi? “La sua candidatura è la ciliegina sulla torta”. Costa è approdato alla vicepresidenza nel 2014, dopo anni da vice nella Fondazione della banca, sempre in quota Pd e sempre in tandem con la presidenza targata Svp di Brandstätter, attuale presidente dell’istituto. “Rapporti stretti tra Svp, Pd e Sparkasse? Direi di no”, smentisce Costa, che Renzi ha voluto nella direzione nazionale del partito. Insomma, qualcosa non quadra. E i piccoli azionisti storcono il naso.

“Anche qui abbiamo avuto la nostra piccola Etruria”, spiega Lothar Burger, piccolo azionista della Sparkasse. “Come altri ho comprato le azioni perché mi fidavo e sembrava un modo per lasciare qualcosa alle figlie. Chi se lo aspettava che finisse così?”. Il Centro tutela consumatori e utenti di Bolzano ha offerto tutela legale a chi ha visto il valore dell’investimento scendere anche del 70 per cento. “Ma facciamo causa alla banca perché ha venduto le sue azioni a clienti che in un primo momento lei stessa aveva giudicato inadeguati”, spiega l’avvocato Massimo Cerniglia, che affianca il Centro tutela di Bolzano. Al netto delle cause legali, sono più di ventimila gli altoatesini che sperano di veder risalire il valore del loro investimento. Si tratta di capire se votare ancora per Svp o Pd ed eleggere Maria Elena Boschi porti fortuna

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