“C’è chi pensa di stupire con effetti speciali, c’è gente che racconta cose inaudite e pensa che noi siamo così creduloni da crederci”. Con questa premessa Matteo Renzi ha aperto, venerdì scorso, la presentazione del programma Pd per le elezioni del 4 marzo. Sottotesto: da noi solo proposte serie e credibili. Ma gli effetti speciali, a ben guardare, non mancano nemmeno nelle 42 pagine di promesse messe nero su bianco dai dem. Vedi alla voce “sostegno universale alle famiglie“, tema di stretta attualità alla luce degli ultimi dati Istat sul record negativo delle nascite nel 2017. Gli sgravi per i figli a carico appaiono infatti triplicati rispetto alla cifra reale che il segretario del Partito democratico – come da lui stesso confermato nei giorni successivi – intende mettere in campo per aiutare i nuclei con bambini. Tanto da aver tratto in inganno anche due collaboratori de lavoce.info che martedì 6 febbraio hanno pubblicato sul sito un’analisi su “Quanto costa il sostegno alle famiglie nel programma Pd”.

Il programma, nella versione estesa, è dettagliato. A pagina 8 (su 43) viene descritta la “rivoluzione fiscale” proposta per superare il sistema attuale di aiuti alle famiglie. “Una famiglia, un assegno: per tutti”, si legge. “Una misura fiscale unica (in grado di raggiungere anche gli incapienti sotto forma di assegno) che preveda 240 euro di detrazione Irpef mensile per i figli a carico fino a 18 anni e 80 euro per i figli fino a 26 anni. Per tutti i tipi di lavoro e per tutte le fasce di reddito, da zero fino a 100 mila euro all’anno”. Il senso sembra chiaro: chi ha un bimbo piccolo godrà di un bonus fiscale di 240 euro al mese. E quella è la cifra rimbalzata nei titoli di siti web e quotidiani. Ma lo sgravio, in realtà, è di soli 80 euro.

A chiarirlo, in un’intervista concessa sabato a Repubblica, è stato il commissario alla spending review Yoram Gutgeld: “Gli 80 euro a figlio costituiscono un’estensione degli assegni familiari che già adesso vengono percepiti”, ha spiegato. “Quindi si stabilirà un tetto che arrivi ai redditi alti: con due figli, fino ai 18 anni, 160 euro in più di detrazioni al mese, tre figli 240“. Versione ribadita dall’organo ufficiale Democratica, secondo cui “la nuova proposta prevede di “estendere una misura universale di sostegno, a partire da 80€ al mese, per ogni figlio fino ai 18 anni”. Del resto questa è, parola per parola, la versione che compare nella versione breve del programma dem, quella che affianca alle “100 cose fatte” le “100 da fare”.

Domenica, durante un videoforum organizzato dal quotidiano romano (minuto 22), anche il segretario dem ha spiegato: “A una famiglia normale che sta sopra il tetto dei 1.500 euro al mese – per cui non prende attualmente il bonus di 80 euro – e che ha tre figli (…) l’idea è che per ogni figlio almeno diamo 80 euro in più, 80 euro per dare un’unità di misura sotto la quale non scendiamo“. Poi ha confermato via Twitter.

Ma ormai il dato dei 240 euro si era cristallizzato. E i docenti universitari Francesco Figari e Carlo Fiorio sono partiti da lì, nel loro articolo pubblicato su lavoce.info, per stimare il costo della proposta Pd che sostituirebbe le attuali detrazioni per minori a carico e l’assegno al nucleo familiare. “Nel programma del Pd questo aspetto è chiaro e abbiamo avuto conferme dal partito”, ha detto a ilfattoquotidiano.it Figari, professore associato di Scienza delle Finanze all’Università dell’Insubria e Research Associate all’Institute for social and economic research dell’università di Essex. “Del resto il costo complessivo torna: ipotizzando che lo sgravio sia decrescente all’aumentare del reddito del genitore più ricco e si azzeri quando il reddito raggiunge i 100mila euro, abbiamo calcolato che questa riforma comporterebbe uscite aggiuntive per 9,6 miliardi”, a fronte dei 9 stimati dai dem. Resta da capire se a far fede siano il programma Pd o le dichiarazioni del segretario. Ilfatto.it ha provato a contattare telefonicamente il portavoce di Renzi Marco Agnoletti per ottenere chiarimenti, senza successo.

Riceviamo e pubblichiamo la replica di Tommaso Nannicini, membro della segreteria Pd e autore del programma:

L’articolo del Fatto Quotidiano pubblicato in data 8 febbraio a firma di Chiara Brusini non descrive in maniera precisa la proposta del Pd su fisco e famiglie, perché confonde la cifra che viene data per ogni figlio a carico sotto i 18 anni (240 euro, come da programma) e il vantaggio netto che si ottiene rispetto all’attuale sistema di detrazioni e assegni (80 euro). Entrambe le cifre sono utili per far capire il funzionamento e l’impatto della proposta, ma non devono essere confuse tra loro. Questo perché proponiamo una riforma complessiva del sistema che lo renda più semplice oltre che più giusto, aumentando il reddito disponibile di tutte le famiglie con figli (dipendenti, autonomi e incapienti). L’articolo sostiene invece che dalla lettura del programma del Pd “gli sgravi per i figli a carico appaiono triplicati rispetto alla cifra reale che il segretario del Partito democratico intende mettere in campo per aiutare i nuclei con bambini”. “Tanto da aver tratto in inganno anche due collaboratori de lavoce.info che martedì 6 febbraio hanno pubblicato sul sito un’analisi su quanto costa il sostegno alle famiglie nel programma Pd”. Nessun inganno, invece: i ricercatori de lavoce.info hanno interpretato benissimo la nostra proposta di riforma, 240 euro per figlio in sostituzione degli strumenti attuali con un vantaggio netto di 80 euro in media, tanto che i costi che loro stimano (9,6 miliardi di euro) sono molto vicini alle nostre stime (9,1 miliardi). In aggiunta, l’articolo su lavoce.info misura anche l’impatto della nostra proposta su una serie di indicatori sulla disuguaglianza dei redditi e sulla povertà, concludendo che “si tratta di riduzioni della diseguaglianza e della povertà mai ottenute con riforme fiscali (o proposte di riforma) recenti”. Non c’è bisogno di chiose.


Risponde Chiara Brusini:
La replica del professor Nannicini chiarisce finalmente che, in caso di realizzazione del programma Pd, il vantaggio per le famiglie con un figlio under 18 sarà di 80 euro medi e non 240. Si tratterà peraltro, apprendiamo ora, di una media: alcuni nuclei godranno di un beneficio maggiore, altri avranno un vantaggio inferiore. 
E’ evidente la contraddizione rispetto a quanto annunciato dal segretario – “Per ogni figlio diamo almeno 80 euro in più. 80 euro per dare un’unità di misura sotto la quale non scendiamo” – e rispetto a quanto si legge nel programma, che parla di “una misura universale di sostegno, a partire da 80€ al mese, per ogni figlio fino ai 18 anni”.

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