“Sentite il mio suggerimento: questa roba delle Parlamentarie del M5S nasconde qualcosa di poco chiaro. Meglio passare per le sezioni di partito”. Così a Otto e Mezzo (La7) il giornalista Paolo Mieli stronca il sistema di selezione dei candidati per il proporzionale, messo a punto dal M5S. “Le cose tradizionali” – continua – “possono anche comportare le urla degli esclusi, come è successo al Pd e a Forza Italia, ma sono comunque più chiare di questa faccenda”. “Non ho mica detto che il M5S ha inventato la pietra filosofale” – replica il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio – “Ho descritto come compilano le liste. Il Pd, che era nato sulle primarie, non le ha fatte e ha riunito Renzi da solo davanti allo specchio e lui ha deciso chi doveva candidarsi e chi no, tant’è il leader del Pd è uscito quella notte dal Nazareno, dicendo che era stata un’esperienza devastante. E questo perché stava a lui decidere della vita e della morte politica delle persone. Il M5S ha fatto un’altra cosa, che è una correzione di quello che hanno fatto 5 anni fa”. Travaglio spiega dettagliatamente il meccanismo delle auto-candidature e aggiunge: “Se uno dice che è bravo perché indossa il papillon, la gente gli ride in faccia e non lo vota. Se un altro dice che è bravo perché insegna ingegneria aerospaziale, si va a vedere se è vero o meno. Ci sono dei parlamentari, che hanno dovuto sottoporsi al voto del web e che sono stati trombati. Per l’uninominale invece Di Maio ha deciso lui”. “E lì ha fatto come Renzi” – osserva Mieli – “Per le proporzionali invece vedo solo tanta confusione, era meglio il vecchio sistema”

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