Ci sono tre “operazioni sospette” segnalate dalla Guardia di finanza alla base delle valutazioni che ora i magistrati dovranno effettuare sulla vendita del Milan. Al momento non è possibile dire se vi siano state irregolarità o procedure anomale nel passaggio di almeno 300 dei 740 milioni incassati da Fininvest per la cessione del club, ma i primi dubbi sono venuti alla Banca d’Italia e ai finanzieri. E infatti il Nucleo speciale di polizia valutaria delle Fiamme Gialle ha ritenuto di dover scrivere alla procura perché faccia chiarezza su eventuali operazioni di riciclaggio al termine delle verifiche sulla carte inviate dall’Uif, l’Unità di informazione finanziaria di Bankitalia che a sua volta le aveva già vagliate e ritenute ‘sospette’.

Sono partite così le verifiche della procura di Milano sulle transazioni da Hong Kong alle casse della famiglia Berlusconi. A metà dicembre è arrivato il rapporto di 12 pagine – come spiegava lunedì l’Agi – ed è stato affidato al procuratore aggiunto Fabio De Pasquale. Sarà lui che dovrà capire se quelle “segnalazioni di operazioni sospette” si sostanziano in qualche reato o meno, e nel caso a carico di chi. Una decisione verrà presa nelle prossime settimane. Secondo alcuni, l’eventuale apertura ufficiale di un’inchiesta potrebbe slittare a dopo le elezioni per non incidere negativamente sulla campagna elettorale.

Sabato, dopo l’anticipazione della notizia da parte della La Stampa, il procuratore capo Francesco Greco aveva specificato che “al momento non ci sono procedimenti aperti”. Una smentita sull’esistenza di un’inchiesta, ma in realtà – secondo quanto ricostruito dal quotidiano torinese – l’attività investigativa c’è. Nelle scorse ore in procura è tornato il legale della famiglia Berlusconi, Niccolò Ghedini, per incontrare Greco. Dopo che in estate si era già recato negli uffici del Palazzo di giustizia per presentare i documenti che attestavano la regolarità dell’operazione, oggi l’avvocato è rimasto a colloquio con il procuratore capo di Milano per oltre mezz’ora.

Ma cosa sono le Sos che hanno dato il via alle verifiche? Sono i rapporti che banche, intermediari finanziari, operatori e professionisti sono obbligati a consegnare all’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, la Uif, quando notano operazioni sospette che potrebbero nascondere del riciclaggio. Segnalazioni che vengono poi rilette dai finanzieri, che a loro volta informano la procura se i primi sospetti sono confermati. Alla luce di quelle segnalazioni, è stata consegnata la relazione ai magistrati milanesi.

Dubbi su chi abbia realmente comprato il club non mancano fin dall’inizio dell’operazione. Nell’agosto 2016, Yonghong Li aveva versato alla Fininvest una prima caparra di 100 milioni. La transazione era avvenuta attraverso Sino Europe Sports, una società nata appositamente come veicolo finanziario per l’operazione. Alla fine dell’anno, era stata versata una seconda tranche da 100 milioni, ma la chiusura dell’affare era slittata per mancanza di soldi. Nell’aprile 2017 la vendita, che pareva ormai sfumata, invece era andata in porto grazie al contributo del fondo americano Elliott, che ha prestato oltre 320 milioni agli acquirenti cinesi, i quali avevano versato 120 milioni al Milan e 200 a una società del Lussemburgo. Nel pomeriggio è intervenuto anche Li, dopo giorni di silenzio. Con un lungo intervento sul sito del Milan, il proprietario del club rossonero ribadisce che “il processo di acquisizione si è sempre svolto con la massima trasparenza, regolarità e correttezza, con il supporto e la consulenza di advisor finanziari e legali di livello internazionale”.

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