Il Lingotto non poteva essere mollato. Il polo fieristico ricavato nella storica fabbrica della Fiat doveva rimanere la sede del Salone internazionale del libro di Torino nonostante l’affitto degli spazi fosse troppo caro per i bilanci della fondazione pubblica che dal 1999 organizza la fiera dell’editoria. Su questi presupposti si sviluppa l’inchiesta della procura di Torino cominciata nel 2015 e che ora vede indagato Piero Fassino, uomo forte del Pd e sindaco del capoluogo piemontese dal 2011 al 2016. È stata la sua amministrazione a voler mantenere la rassegna nei padiglioni gestiti dalla Lingotto Fiere, società di Gl Events Italia, legata al colosso francese delle esposizioni fieristiche: inimicarsi la multinazionale avrebbe voluto dire mettere a rischio l’economia dell’area e Fassino voleva evitarlo, pur di scendere a patti.

Tuttavia il sostituto procuratore Gianfranco Colace, nella richiesta di custodia cautelare che nel luglio 2016 ha portato a quattro arresti, parla di “non ancora chiarito a fondo rapporto intercorrente tra la Fondazione e i soci fondatori (il Comune, la Provincia e la Regione, ndr) da un lato e la società Gl Events gestore di Lingotto Fiere dall’altro”. Nel dicembre 2011, infatti, la fondazione concedeva a Gl la gestione organizzativa del Salone del libro dal 2012 al 2014 riconoscendo il 20 percento del ricavato di biglietteria, “un’effettiva cessione del ramo d’azienda”,scrive il gip Adriano Cosenza nell’ordinanza, oltretutto fatta senza una gara pubblica nonostante la fondazione fosse costituita soprattutto dalle amministrazioni pubbliche. Nel 2014, però, qualcosa si inceppa. I bilanci della fondazione registrano perdite sempre più consistenti e il contratto con Lingotto Fiere scade.

Il presidente della Fondazione del libro Rolando Picchioni (ora indagato per peculato, falso in atto pubblico e truffa ai danni di Comune e Regione) cerca soluzioni più economiche. Si fa avanti Parcolimpico, società che gestisce alcune eredità dei Giochi invernali del 2006, tra cui il PalaAlpitour: offre un’area di 20mila metri quadri per circa 600mila euro di affitto, quasi la metà di quelli spesi per il Lingotto. La proposta, però, viene rispedita al mittente: in alcune riunioni nell’ottobre 2014, i soci fondatori – in particolar modo il Comune di Torino tramite l’assessore alla cultura e al turismo Maurizio Braccialarghe, da poco deceduto – bocciano la proposta per le ricadute negative sul quartiere del Lingotto. I tempi per l’organizzazione dell’edizione 2015 stringono e così si arriva a una prima soluzione: l’affidamento diretto dell’organizzazione materiale al Lingotto Fiere, a cui seguirà il bando per mettere a gara l’organizzazione nel triennio 2016-18.

Quel bando, però, sembra essere scritto su misura di Lingotto Fiere, viste le caratteristiche richieste. Così è emerso nella prima parte dell’inchiesta che il 12 luglio 2016 ha portato in carcere il segretario generale della Fondazione, Valentino Macri, il direttore commerciale di Lingotto Fiere Roberto Fantino e il direttore generale di Gl Events Italia Regis Faure (una quarta persona, il direttore generale di Bologna Fiere, Giuseppe Bruzzone, era finito ai domiciliari). Nel settembre 2016 i tre patteggiano un anno per turbativa d’asta, ma l’inchiesta della procura prosegue per l’ex assessore Braccialarghe e l’ex presidente, Giovanna Milella. Tuttavia già dalla lettura delle cronache dell’ottobre 2014 emerge il ruolo dell’allora sindaco Fassino nella decisione di mantenere la fiera al Lingotto.

Fassino è costantemente nei pensieri dei manager di Gl Events Italia. Sebbene il bando di gara del 2015 abbia alcuni requisiti corrispondenti a quelli che il Lingotto può garantire, Faure e Fantino hanno paura. Il segretario della Fondazione Macri li ha informati che alla gara parteciperà Bologna Fiere. Fantino è preoccupato e, al telefono con un’amica, fa riferimento a Sergio Chiamparino e a Fassino: “Bisogna che vengano accerchiati”. Così chiede alla donna di parlare a una sua conoscente che può intervenire: “Sai benissimo che c’è una tua amica che può arrivarci molto meglio di me”. Lei risponde: “Gliel’ho già detto”. Nell’autunno 2015 Faure – che ha ricevuto rassicurazioni sull’esito della gara e si tiene in contatto con Milella – è preoccupato per i tempi dell’aggiudicazione definitiva e cerca di pressare Fassino per la delibera. Contatta Braccialarghe, contatta anche il capo di gabinetto di Fassino.

Entra in contatto con lui il 9 dicembre 2015 in vista dell’annuale pranzo voluto dalla città per le famiglie indigenti del territorio, un evento da tenere all’Oval, struttura gestita da Gl Events Italia: la società si prestava all’iniziativa “nell’ottica di mantenere ‘buoni rapporti’ con l’autorità in vista di una possibile futuro appoggio per quanto di interesse della Gl”, annota il gip. Il 12 gennaio 2016 la gara veniva assegnata definitivamente a Gl Events Italia. Il 12 luglio Faure, Fantino e Macri vengono arrestati e il 23 settembre patteggiano la pena di un anno per turbativa d’asta. Da allora l’inchiesta è proseguita seguendo diversi aspetti delle gestione della Fondazione: il filone sui bilanci ha portato nel giugno scorso all’indagine su tredici persone tra ex consiglieri del cda, revisori e consulenti. Dopo mesi di lavoro sotto traccia, subito dopo la pausa natalizia è arrivata la svolta con l’avviso di garanzia a Fassino e all’assessore regionale alla Cultura, Antonella Parigi: devono rispondere di turbativa d’asta per l’assegnazione diretta dell’edizione 2015 (in concorso con Faure e Fantino) e per il bando 2016-2018 (con Faure, Fantino e Milella).

Ma i sospetti che Gl Events Italia potesse contare sui favori dell’amministrazione Fassino emergono anche da un’altra inchiesta in cui è indagato per turbativa d’asta l’ex assessore all’ambiente della giunta, Enzo Lavolta. È l’indagine sull’organizzazione del Forum internazionale dello sviluppo locale dell’ottobre 2015: la gara – indetta dall’ente Turismo Torino per conto del Comune – era stata vinta da Parcolimpico e, nonostante le decisioni favorevoli del Tar Piemonte, era stata revocata poco dopo. Turismo Torino aveva deciso di organizzare da sé la rassegna, affidando la gestione un evento collaterale proprio alla società del Lingotto senza che venisse fatta una gara pubblica.

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