Francesco Tamburro, cronista dell’Ansa, è morto improvvisamente a 55 anni. Punto di riferimento della cronaca giudiziaria a Roma per l’agenzia, lascia la moglie Sabina, e due figli, Alessio e Alessandra. Aveva scritto l’ultimo pezzo il 21 dicembre.

Sempre in prima linea in tutte le inchieste delicate e importanti in cui nel corso degli anni sono rimasti coinvolti imprenditori, politici, banchieri, terroristi: dal caso Moro a Mafia Capitale, passando per i processi scaturiti da Tangentopoli a quelli sulle nuove Br. Professionista dal 1989, aveva lavorato i primi tempi nella redazione di Genova per poi arrivare a Roma, dove si dedicava da oltre 30 anni alla cronaca giudiziaria. Si è occupato da subito di casi importanti come Ustica, le inchieste sul sequestro e la morte di Aldo Moro, Tangentopoli, omicidi come quello di via Poma e Alberica Filo della Torre fino alle nuove Br e le più recenti vicende di Mafia Capitale. Il suo ultimo pezzo sulla morte del ricercatore Giulio Regeni.

I suoi genitori, Claudio e Paola Regeni, si dicono “addolorati dalla tragica notizia” della sua scomparsa ed esprimono “vicinanza alla famiglia e a tutta la redazione dell’Agenzia”. Al loro cordoglio si è unito quello del legale della famiglia, Alessandra Ballerini. “Abbiamo apprezzato il rigore e la professionalità di Tamburro – dicono i coniugi Regeni – leggendo le sue cronache dettagliate e puntuali sulla triste vicenda di Giulio. La sua scomparsa ci rattrista profondamente”. Gli avvocati penalisti della Camera Penale di Roma definiscono Tamburro una figura di giornalista cui tutti dovrebbero ispirarsi. Attento, competente, serio e al contempo sempre pronto all’ironia, sicuro punto di riferimento per tutti gli operatori di Piazzale Clodio. Con la sua scomparsa – aggiungono – i penalisti romani hanno perso un amico“. E anche il direttore dell’Ansa Luigi Contu lo ricorda con un post su Facebook.

 

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