Palazzo dei Normanni, sede dell’Ars

A parte le riforme flop del suo predecessore, però, il nuovo governatore avrà anche altro di cui occuparsi. Sul tavolo il neo presidente troverà una serie di emergenze praticamente storiche: prima tra tutte quella legata alla disoccupazione. In Sicilia le persone che non hanno un lavoro sono il 22,1% del totale, il doppio rispetto alla media nazionale, mentre i dati sulla disoccupazione giovanile sono ancora più drammatici:  è al 57%, 17 punti percentuali in più del resto del Paese. E anche chi un lavoro lo ha non naviga nell’oro: il Pil pro capite familiare dell’isola – secondo l’Istat – è pari a 21.807 euro, poco meno della metà rispetto allo stesso dato misurato nella provincia autonoma di Bolzano (dove sfiora i 38mila euro): la fotografia perfetta di un’Italia a due velocità.

Nella parte del Paese più lenta, il primo datore di lavoro si chiama Regione Siciliana. È moltiplicando i posti pubblici, i famosi posti al sole con stipendio assicurato, infatti, che i governanti dell’isola hanno cercato di mettere una toppa al dramma della disoccupazione, riuscendo nel frattempo a soddisfare le esigenze di pletore di fedelissimi elettori. Una situazione che oggi si riassume così: in Sicilia i dipendenti di Mamma Regione, la mammella sempre pronta ad allattare tutti, sono ufficialmente 17.057 . Di questi – lo ricordava Roberto Galullo sul Sole 24 Ore – 4.857 sono precari assunti negli ultimi anni ovviamente senza concorso. Poi ci sono altri 717 lavoratori di altre strutture che però sono sempre pagati dalla Regione. Quindi altri 2.293 dipendenti con contratto a termine, più 7.291 che invece lavorano in una delle tante società partecipate. Il totale sfiora le 30mila unità, alle quali vanno sommate le buste paga di altre 24.880 persone: sono i forestali siciliani (da non confondere col corpo Forestale dello Stato) e i lavoratori socialmente utili.

“Gli ultimi dati comparativi disponibili mostrano come la consistenza numerica dei dipendenti di ruolo della Regione siciliana rappresenti più del 23 per cento dell’ammontare complessivo del personale di tutte le Regioni; il numero dei dirigenti è oltre un terzo di tutti quelli regionali in Italia, ed il rapporto con i dipendenti, 1 ogni 9, solo lievemente migliorato rispetto al passato, resta però lontano dalla media nazionale (in cui l’incidenza è 14,28) ed è destinato a rimanere elevato anche dopo la revisione della dotazione organica”, scriveva la sezione di controllo della corte dei Conti nella relazione sul rendiconto generale del giugno del 2017.

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