Poche parole scritte in una mail arrivata dallo studio legale dei suoi avvocati negli Stati Uniti. A un mese dal presunto stupro da parte di due carabinieri a Firenze, parla una delle due vittime. “È stato un periodo devastante per la mia famiglia e per me. Con l’assistenza dei medici sto attraversando un doloroso recupero fisico e psicologico”, ha spiegato la studentessa, citata da Repubblica.

Dopo la violenza, la 21enne (la maggiore delle due, l’altra ha 19 anni) è tornata nella casa dei genitori, negli Stati Uniti. La lettera arriva dallo studio dei suoi legali, Francesca D’Alessandro e Floriana De Donno del foro di Napoli e Sandro Paterno e Pasquale Maio di New York.  “Mentre mi rendo conto che ci sono molte domande in sospeso – prosegue la ragazza – ritengo prudente lasciare che il sistema giudiziario italiano conduca le proprie indagini e abbia il tempo di esaminare le prove. Sono fiduciosa nella giustizia”. Poi, un ringraziamento alla città toscana che la stava ospitando per un periodo di studi: “Vorrei esprimere tutta la mia gratitudine ai fiorentini che hanno dimostrato un incredibile sostegno e si sono espressi contro la violenza sulle donne”, ha scritto la studentessa facendo riferimento al corteo dello scorso 16 settembre nelle vie del capoluogo toscano. “Questo ha significato moltissimo per me, dal momento che l’Italia ha un posto speciale nel mio cuore“. I legali della 21enne spiegano che la loro assistita sarà presente all’udienza dell’incidente probatorio, che il gip non ha però ancora fissato.

Nel frattempo sono trapelati alcuni passaggi dei verbali della notte della presunta violenza. Il racconto delle due studentesse è stato in parte pubblicato dal quotidiano La Nazione. “Venite a prenderci per favore, violentati dalla polizia, polizia macchina la casa”, sono le prime parole delle ragazze al centralino del 113. La chiamata risale alle 3.48 del mattino del 7 settembre scorso e parte dall’appartamento al terzo piano di borgo Santi Apostoli a Firenze. Le volanti della polizia arrivano alle 4.06 e in casa trovano le due ragazze, sotto shock, insieme alle altre due coinquiline. Nella stanza è presente anche l’interprete dell’università frequentata dalle giovani. Le ragazze raccontano la serata in discoteca e riportano gli abusi dei due carabinieri conosciuti nel locale.

La maggiore, riporta La Nazione, racconta di aver bevuto due bicchieri di vodka, mentre l’amica aveva “bevuto molto”. L’alcoltest registrerà poi 1,68 grammi per litro per la prima, 1,59 per la seconda. La prima chiede aiuto ai presenti per chiamare un taxi con cui tornare a casa, quando uno dei “numerosi poliziotti presenti” si offre di telefonare lui. Poi si propone di portarle a casa insieme ad un collega e partono dal locale alle 2.49. Una volta a casa, i due carabinieri – “uno piuttosto giovane e con fisico atletico, l’altro sui 45-50 anni ed un po’ calvo” – entrano anche loro nel palazzo. L’amica entra in ascensore con il carabiniere che conduceva la gazzella (Pietro Costa), mentre la maggiore sale a piedi. Salendo vede che l’altra, nell’ascensore, sta baciando il militare. A quel punto lei viene spinta verso la finestra del pianerottolo dal carabiniere più anziano (Marco Camuffo), che le abbassa i pantaloni. Terminato il rapporto sessuale, la 21enne racconta di aver afferrato l’amica, nel frattempo uscita dall’ascensore, di essere entrata in casa e di aver chiuso la porta. La 19enne ha a sua volta descritto alla polizia il rapporto avuto nell’ascensore.

Anche i due carabinieri – indagati per violenza sessuale dalla Procura di Firenze, oltre che per peculato e violata consegna dalla Procura militare di Roma – hanno fornito la loro versione alla pm Ornella Galeotti. Hanno spiegato di essersi offerti di accompagnare a casa le ragazze dopo alcuni tentativi falliti di contattare il centralino. Camuffo, scrive La Nazione, racconta che la 21enne “si era abbassata i pantaloni” e che, dopo l’atto, gli ha chiesto il suo recapito telefonico, annotato da questa su Whatsapp. L’appuntato ha detto anche che le due ragazze non sembravano ubriache“. Anche Costa dice di non aver “sentito puzza di alcol”, ma racconta anche di aver visto il collega “cercare di abbassare i pantaloni dell’altra ragazza”. Riguardo al “suo” rapporto, riporta che la 19enne lo aveva invitato a entrare in casa ma l’altra ragazza aveva detto di no. A quel punto erano entrati in ascensore, si erano baciati, si erano trovati nudi e avevano avuto un rapporto sessuale. Alla fine “le due ragazze erano entrate in casa tranquillamente“.

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