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Mafia, blitz contro il clan Rinzivillo: 37 arresti, tra loro anche due carabinieri e un avvocato di Roma

Nei confronti dei due militari l’accusa è di accesso abusivo alle banche dati delle forze dell’ordine: in sostanza avrebbero passato notizie riservate ai membri del clan
Mafia, blitz contro il clan Rinzivillo: 37 arresti, tra loro anche due carabinieri e un avvocato di Roma
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Avrebbero passato notizie riservate ai membri del clan: per questo motivo due carabinieri sono stati arrestati insieme ad altre 35 persone nell’ambito di un’operazione contro il clan mafioso Rinzivillo di Gela, da sempre alleato dei Madonia e con i corleonesi. Sequestrati beni e società per oltre 11 milioni di euro. Il blitz di carabinieri, finanza e polizia (italiana e tedesca) è stato condotto in Italia (Sicilia, Piemonte, Lazio, Lombardia ed Emilia Romagna) e in Germania (italiana e tedesca). La maxi operazione è stata coordinata dalla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo e disposta dalle Direzioni distrettuali antimafia di Roma e di Caltanissetta. Tra gli arrestati anche un avvocato di Roma, che sarebbe il trait d’union tra i mafiosi e i professionisti. Nei confronti dei due militari l’accusa è di accesso abusivo alle banche dati delle forze dell’ordine: in sostanza avrebbero passato notizie riservate ai membri del clan. 

Il clan gelese dei Rinzivillo fu decimato nel 2006 con una operazione dei carabinieri, denominata “Tagli pregiati“, che portò in carcere 79 persone e il sequestro di beni per 20 milioni di euro, tra la Sicilia, il Lazio e la Lombardia. In manette finirono anche sei donne, accusate di avere garantito i collegamenti tra i boss detenuti e i luogotenenti che operavano all’esterno. L’inchiesta antimafia scattò dalla denuncia di un commerciante che denunciò un caso di estorsione. Con le successive indagini i carabinieri riuscirono ad accertare l’esistenza di un racket delle carni controllato dai Rinzivillo che riciclavano, in aziende del settore alimentare e nell’edilizia, i proventi degli affari illeciti come estorsioni, traffico di droga, usura, caporalato, furti e rapine. La loro organizzazione aveva stretto alleanze con il clan Santapaola, a Catania, e con le famiglie della ‘ndrangheta calabrese in varie regioni d’Italia e perfino all’estero. Anche allora, tra gli indagati, fu fermato un maresciallo dei carabinieri, accusato di avere passato ai clan informazioni riservate.

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