Alcuni di loro hanno annunciato che saranno alle marce contro il G7 dell’industria, della ricerca e del lavoro a Torino. Altri vorrebbero, ma non possono. Qualcuno teme derive violente, qualcun altro invece condivide la linea critica sui temi, ma non reputa le contestazioni uno strumento utile. E poi c’è lei, la sindaca Chiara Appendino, che partecipa ai saluti e ai rinfreschi ufficiali. Il Movimento 5 stelle a Torino ha lasciato libertà ai suoi eletti di fare ciò che reputano giusto, ma nei confronti del G7 (e delle proteste annesse) le anime al suo interno sono molte e gli approcci diversi.

La sindaca tiene un atteggiamento istituzionale, ma con un basso profilo. Lunedì, giorno di apertura dei lavori, è andata al brindisi di apertura alla Reggia di Venaria, luogo in cui si tengono le riunioni e gli incontri del G7. Lì è stato spostato l’evento, che inizialmente doveva essere nel polo fieristico del Lingotto. La ragione ufficiale dello spostamento è la volontà di non porre sotto assedio il quartiere, ma in realtà c’erano e ci sono molti timori sulla gestione della sicurezza dopo gli incidenti del 3 giugno scorso in piazza San Carlo e gli scontri del G20 di Amburgo. Allora tutti a Venaria, comune amministrato dal sindaco M5s Roberto Falcone. Lì, nella reggia dei Savoia, Appendino ha incrociato il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, che – riporta il Corriere della Sera – l’ha presentata ai ministri stranieri come “un’eccezione” del “Five star movement”. Dopo il brindisi con Calenda e colleghi stranieri, mercoledì c’è stato l’altro brindisi con il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, venerdì l’ultimo appuntamento con i ministri del lavoro, tra cui Giuliano Poletti.

Si tiene alla larga dal G7 il suo vice, l’assessore all’urbanistica Guido Montanari, che aveva annunciato la sua partecipazione alle manifestazioni del fine settimana, ma non ci sarà: “Parteciperò a un convegno di storia dell’architettura a Jesi”, spiega a ilfattoquotidiano.it il lui, docente della materia al Politecnico di Torino. Reputa pretestuose le domande sulla partecipazione di esponenti della giunta e del consiglio comunale alle proteste: “Sono polemiche montate ad arte per colpire l’amministrazione M5s e Appendino”, un amministrazione che “ha il dovere di ospitare tutti gli eventi e i dibattiti nei limiti della legge, mentre i cittadini sono liberi di manifestare il loro dissenso sempre nel rispetto della legge”, dichiara. In compenso martedì sera ha partecipato a un dibattito sull’industria 4.0 con il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino nell’ambito di Proxima, un “contro G7” organizzato da Possibile e Sinistra Italiana ai murazzi sul Po.

Alcuni consiglieri, invece, parteciperanno alle manifestazioni di Reset G7, organizzati dal centro sociale Askatasuna, associazioni studentesche e sindacati di base. “Per me (e per molti miei colleghi del consiglio comunale), sarà più che naturale essere parte di quei cortei”, aveva scritto su Facebook alcuni giorni fa Maura Paoli in un documento sottoscritto anche da altri consiglieri (Daniela Albano, Fabio Gosetto, Damiano Carretto, Deborah Montalbano e Marina Pollicino): “Inviterei infine ministri e delegazioni a non stupirsi dei cortei e delle contestazioni perché sono figli del loro operato”, proseguiva Paoli invitandoli a visitare la città nelle periferie e negli spazi lasciati liberi dalle industrie chiuse e delocalizzate. Altri suoi vicini di banco, invece, parteciperebbero ma sono bloccati dagli impegni: “Io non andrò per impegni personali. Sarò a una manifestazione del movimento sull’alimentazione e gli allevamenti – spiega Chiara Giacosa, capogruppo M5s -. Se si partecipa alle manifestazioni tranquille non è una problema la nostra presenza”.

Non scenderà in piazza, invece, il presidente del Consiglio comunale Fabio Versaci: “Ognuno ha il diritto di manifestare rimanendo nei limiti della legalità – premette -, ma non penso che parteciperò”. La linea di Versaci è più “istituzionale”: “Abbiamo deciso di entrare nelle istituzioni ed è giusto rispettarle. Il G7 è un luogo in cui si discute, bisognerebbe riuscire ad andare lì e portare le proprie idee. È un mezzo che va migliorato, come altri palazzi del potere, motivo per cui ci siamo candidati: pensiamo che si possa fare meglio”.

 

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