Papa Francesco è eretico”. Non hanno dubbi i 40 studiosi cattolici provenienti da tutto il mondo che hanno recapitato una lettera a Bergoglio nella quale denunciano ben sette eresie che, a loro giudizio, avrebbe pronunciato il Pontefice latinoamericano. I contestatori prendono di mira il capitolo ottavo dell’esortazione apostolica di Francesco sulla famiglia, Amoris laetitia, nella quale, seppure caso per caso, viene data la possibilità ai divorziati risposati di accedere ai sacramenti, quindi anche alla comunione. Ciò senza che essi siano costretti a vivere in castità come stabilito precedentemente dalla dottrina della Chiesa cattolica. Per coloro che accusano il Papa di essere eretico si tratta di una vera e propria legittimazione del “divorzio cattolico”.

Posizione analoga a quella che avevano sottoscritto, subito dopo la pubblicazione del documento papale, quattro cardinali che esprimevano a Bergoglio i loro “dubia” sulle aperture ai divorziati risposati: Raymond Leo Burke, Walter Brandmuller, Joachim Meisner e Carlo Caffarra. Questi ultimi due sono morti recentemente. Nessun cardinale e vescovo in comunione con la Chiesa di Roma, però, risulta tra i firmatari della missiva con la quale Francesco viene definito eretico. L’unico presule ad aver apposto la sua firma è monsignor Bernard Fellay, superiore della Fraternità Sacerdotale San Pio X, cioè dei lefebvriani, il cui cammino di riunificazione con la Chiesa cattolica è in corso da tempo.

video di Angela Gennaro

Tra i firmatari della missiva, che sono già diventati 62 e ai quali se ne possono aggiungere anche altri in futuro, spicca, invece, il nome dell’ex presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi che non ha mai mancato di sottolineare pubblicamente il suo contributo alla stesura dell’enciclica sociale di Benedetto XVI, Caritas in veritate, che voleva essere una risposta alla crisi economica scoppiata nel corso del suo pontificato. Coloro che accusano Francesco di essere eretico non puntano il dito, però, soltanto contro l’Amoris laetitia, documento tra l’altro che contiene le conclusioni di ben due Sinodi dei vescovi che si sono svolti in Vaticano sul tema della famiglia. Ma indicano anche una serie di affermazioni, atti e omissioni con i quali, a loro giudizio, Bergoglio avrebbe ulteriormente propagato quelle stesse eresie contenute nella sua esortazione.

“Per mezzo di parole, atti e omissioni e per mezzo di passaggi del documento Amoris laetitia, – si legge all’inizio della lettera inviata al Papa l’11 agosto 2017 – Vostra Santità ha sostenuto, in modo diretto o indiretto (con quale e quanta consapevolezza non lo sappiamo né vogliamo giudicarlo), le seguenti proposizioni false ed eretiche, propagate nella Chiesa tanto con il pubblico ufficio quanto con atto privato”. Per gli autori della missiva “tutte queste proposizioni contraddicono verità divinamente rivelate che i cattolici devono credere con assenso di fede divina. È necessario per il bene delle anime che esse siano ancora una volta condannate dall’autorità della Chiesa. Nell’elencare queste sette proposizioni, non intendiamo offrire una lista esaustiva di tutte le eresie ed errori che a una lettura obbiettiva di Amoris laetitia, secondo il suo senso naturale e ovvio, il lettore evidenzierebbe in quanto affermati, suggeriti o favoriti dal documento. Piuttosto ci riferiamo alle proposizioni che Vostra Santità, mediante parole, atti e omissioni, ha in effetti sostenuto e propagato, causando grande e imminente pericolo per le anime”.

Per questo motivo, scrivono ancora gli autori della lettera, “in quest’ora critica, ci rivolgiamo alla cathedra veritatis, la Chiesa romana, che per legge divina ha preminenza su tutte le Chiese e della quale siamo e intendiamo rimanere sempre figli leali. Rispettosamente insistiamo affinché Vostra Santità pubblicamente rigetti queste proposizioni, compiendo così il mandato di Nostro Signore Gesù Cristo dato a Pietro e attraverso di lui a tutti i suoi successori fino alla fine del mondo: ‘Ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli’”.

Più che di una “correzione formale” al Papa, come quella minacciata più volte dal cardinale Burke, quella sottoscritta da alcuni studiosi cattolici viene presentata come una “correzione filiale”. Il canone 1404 del Codice di diritto canonico risponde chiaramente alla domanda sull’eresia di un Papa: “La prima Sede non è giudicata da nessuno”. Il gesuita san Roberto Bellarmino nel suo grande trattato sul Romano Pontefice affronta la questione “se un Papa eretico possa essere deposto”. La sua domanda presume che un vescovo di Roma possa diventare eretico. Dopo una lunga discussione Bellarmino conclude: “Un Papa che è eretico manifesto cessa (per sé) automaticamente di essere Papa e di comandare, così come cessa automaticamente di essere un cristiano e un membro della Chiesa. Quindi, egli può essere giudicato e punito dalla Chiesa. Questo è l’insegnamento di tutti gli antichi Padri che insegnano che gli eretici manifesti perdono immediatamente qualsiasi giurisdizione”. Quindi se Francesco fosse eretico non sarebbe più Papa senza che alcun tribunale, canonico o mediatico, emetta la sentenza.

“La Chiesa cattolica – ha affermato Bergoglio nell’omelia del 9 giugno 2016 durante la sua consueta messa mattutina nella residenza di Casa Santa Marta – mai insegna ‘o questo, o questo’. Quello non è cattolico. La Chiesa dice: ‘Questo e questo’. ‘Fai la perfezione: riconciliati con tuo fratello. Non insultarlo. Amalo. Ma se c’è qualche problema, almeno mettiti d’accordo, perché non scoppi la guerra’. Questo sano realismo del cattolicesimo. Non è cattolico ‘o questo, o niente’: quello non è cattolico. Quello è eretico. Gesù sempre sa camminare con noi, ci dà l’ideale, ci accompagna verso l’ideale, ci libera da questo ingabbiamento della rigidità della legge”.

Francesco Antonio Grana

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