Vi ricordate la storia della “falsa petizione” del professor Antonino Zichichi sul clima? La storia ve l’ho raccontata in un post precedente, ma, in sostanza, Zichichi aveva fatto firmare ad alcuni suoi colleghi una petizione in cui si parlava più che altro della necessità di combattere l’inquinamento. Dopo di che, la “petizione” era apparsa in pompa magna con due pagine su Il Giornale, descritta come una critica alla scienza del clima e in cui i climatologi venivano descritti come “ciarlatani”. A questo punto, io e alcuni colleghi abbiamo contattato i 20 firmatari dell’appello. Il risultato è stato che nessuno di loro ha risposto dicendo che era d’accordo con Zichichi nella sua critica, mentre alcuni di loro sono cascati giù dal pero dicendoci che non ricordavano di aver firmato (e comunque non avrebbero voluto firmare) una petizione che poi sarebbe stata usata come un attacco alla scienza e agli scienziati del clima.

Bene, questa cosa è venuta fuori e certamente il professor Zichichi non ha fatto una bella figura. E anche, come ci si poteva immaginare, non l’ha presa bene. Come risposta, ha fatto due cose. La prima è stata diffondere un lungo documento in cui riprendeva da capo le sue critiche alla scienza del clima. Nel documento, si rivolge direttamente a me, chiedendomi “un modello matematico capace di supportare le vostre conclusioni”. Su questa richiesta, ci siamo messi con alcuni colleghi a produrre un documento che trovate su Climalteranti, dove cerchiamo di spiegare gentilmente al professor Zichichi che dovrebbe informarsi meglio prima di criticare.

L’altra cosa che Zichichi ha fatto è stata di rilasciare un’intervista a Libero Quotidiano, dove dice alcune cose onestamente un po’ antipatiche, come per esempio questa:

In merito alla sua petizione contro le eco-bufale, alcuni siti come «Climalteranti» hanno dimostrato che i 20 scienziati internazionali da lei coinvolti a sostegno delle sue tesi o non le conoscevano o non le condividevano. Come è nato l’equivoco?

Lei cita sorgenti di informazione nelle quali non c’è una sola persona che sia autore di scoperte e di invenzioni. Sono persone che parlano di Scienza senza averne mai fatta. Enrico Fermi insegna che queste persone sono esempi di Hiroshima culturale e non meritano risposte. Se poi qualcuno ha sottoscritto un documento senza leggerlo, impari a leggere prima di firmare. Gli scienziati che partecipano ai Seminari di Erice sono pienamente a conoscenza delle mie tesi come dimostra la testimonianza dell’Ingegnere Pracanica. E le mie critiche scientifiche ai modelli climatologici sono nei volumi pubblicati dalla World Scientific, la più prestigiosa casa editrice scientifica.

Allora, a commento di questa vicenda, vorrei cominciare con una nota di apprezzamento per il professor Zichichi che, a quasi 90 anni, ha ancora il coraggio e la verve di lanciarsi a difendere le sue idee (sia pure in un modo, diciamo, un tantino “scomposto”). Su questo, il professor Zichichi brilla in confronto alla posizione dei firmatari italiani della famosa “petizione”, alcuni dei quali ex-allievi e collaboratori di Zichichi stesso, nessuno dei quali si è sentito di aprir bocca pubblicamente per difendere il loro maestro (perlomeno che io sappia).

Poi, sul merito delle critiche di Zichichi, purtroppo il coraggio non basta quando manca la competenza. E mi dispiace dire innanzitutto che Zichichi è rimasto bloccato (e non solo lui) in una concezione ottocentesca della scienza, e in particolare della fisica (a parte che già nel 1895, Svante Arrhenius aveva capito tutto di quello che oggi chiamiamo “effetto serra”). Secondo Zichichi, la scienza può studiare soltanto quello che si può descrivere con equazioni verificabili con esperimenti. Bene, questa è la scienza cosiddetta “galileiana” che ha certamente prodotto grandi trionfi da Newton alla moderna scoperta del Bosone di Higgs.

Ma il mondo non è fatto soltanto di cose che si possono portare in un laboratorio per farci degli esperimenti sopra. La scienza è andata avanti dal tempo di Galileo e di Newton e oggi i campi in cui si progredisce di più sono quelli che richiedono nuovi metodi di studio. Sono i “sistemi complessi,” un campo vastissimo che include ecosistemi, sistemi biologici, sistemi economici, tutto il “sistema Terra” e, anche, la scienza del clima. In generale, si riconosce che non si possono descrivere questi sistemi con equazioni esplicite, ma questo non vuol dire che questi sistemi non debbano obbedire alle leggi della fisica. Anzi, queste leggi sono l’elemento fondamentale che ci permette di costruire modelli. Nel caso del clima, sappiamo che l’atmosfera si deve scaldare quando aumenta la concentrazione di gas serra. I modelli ci danno delle previsioni su quanto in fretta questo riscaldamento potrebbe avvenire, ma che l’atmosfera si debba scaldare non è perché ce lo dicono i modelli, è una conseguenza delle leggi della fisica.

Sono dei campi di studio non soltanto affascinanti, ma anche di fondamentale importanza per gestire il nostro mondo. Abbiamo disperatamente bisogno di capire cosa ci aspetta in un campo fondamentale come il cambiamento climatico, che potrebbe fare danni enormi alla società umana. E non è criticando le inevitabili approssimazioni dei modelli che possiamo esimerci dal fare qualcosa per evitarlo.

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