Nei confessionali e nei luoghi dove vengono ‘curati’ i preti accusati di pedofilia e altri reati gravi, come furto o consumo di droga. Per la prima volta, i giornalisti di Fq MillenniuM (terzo numero del mensile del Fatto Quotidiano, diretto da Peter Gomez, in edicola dall’8 luglio) sono entrati dove nessuno era mai entrato per raccontare la Chiesa dal basso, dove dovrebbe essere ancora più forte il messaggio di Papa Francesco. Ciò che emerso è stato per certi versi sorprendente. Il collega Ersilio Mattioni si è presentato nelle parrocchie come un fedele in crisi nei confronti di un pontefice troppo progressista. Nella maggior parte dei casi non solo è stato assolto, ma incoraggiato a non seguire le indicazioni di Papa Francesco. Che “non parla sul serio”, che “può anche sbagliare”. Significativa, per esempio, la risposta data da un sacerdote della parrocchia di Vanzaghello, piccolo comune a nord ovest di Milano, a proposito dell’affermazione di Bergoglio sui gay che sono “come noi”: “Il nostro pontefice provoca, ma non parla sul serio. È ovvio che i gay non sono come noi, ci mancherebbe”. Nella vicina Legnano, sullo stesso argomento, il prete si sfoga a proposito del bacio fra omosessuali: “Sono porcherie. Ormai nelle nostre città si vede di tutto, manca il rispetto per il prossimo, come è scritto nel Vangelo”. E l’accoglienza ai migranti? Il tema spacca l’opinione pubblica e la comunità dei credenti? Nel Duomo di Milano il confessore “tranquillizza” il fedele perplesso: “Quando il Papa parla di dottrine o di dogmi di fede, allora sì che è infallibile. Ma quando esprime un parere, come sulla politica, può anche sbagliare. Come tutti noi”. A Busto Garolfo l’argomento è liquidato dal lato pratico: “Siete stati costretti a prendere i neri?”. “Ho detto che non abbiamo posto, punto e basta” è la replica del religioso da dietro la grata del confessionale. Poi c’è il tema della legalità, della corruzione, dell’evasione fiscale, dei soldi in nero. Su questo, nella parrocchia di San Magno, ancora a Legnano, a confessare è il confessore: “Se nei nostri oratori non ci fosse chi fa qualche lavoretto o chi ci dà quattro soldi per tirare avanti, non so come faremmo. Forse saremmo costretti a chiuderli. Non è che si sta sempre a registrare tutto. Centesimo più centesimo meno, ci si arrangia. Ovvio, è fatto a fin di bene”. E così la “rivoluzione” di Jorge Mario Bergoglio si ferma sulla soglia di molte parrocchie.

Neanche si avvicina, invece, nei pressi delle comunità dove vengono nascosti i preti coinvolti in scandali e inchieste. Luoghi avvolti dal silenzio impenetrabile delle gerarchie ecclesiastiche, dove ogni giorno si consuma tra sveglia all’alba, preghiere, attività manuali e passeggiate. E soprattutto psicoterapie, individuali e di gruppo. Compresa la mindfulness, con la quale il paziente viene fatto rilassare e portato in una condizione di svuotamento mentale simile alla meditazione. “Se usata in modo improprio, la tecnica del mindfulness può portare a scompensi seri”, confida, dietro garanzia di anonimato, una psicologa che in passato ha seguito alcuni di questi preti. Per la prima volta Fq Millennium, è in grado di documentare come funzionano questi posti, da sempre contraddistinti da una cortina di silenzio impenetrabile. “Sono cose private, non ho intenzione di parlarne con voi”, ha replicato seccamente al nostro Luigi Franco il vescovo di Città di Castello Domenico Cancian. Il comune in provincia di Perugia ospita una delle più importanti strutture di questo tipo, Villa Sacro Cuore, gestita dai Figli dell’amore misericordioso. Nel centro vivono dieci-quindici preti, alcuni ai domiciliari, molti dei quali diventati nomi noti delle pagine di cronaca a causa delle accuse di abusi sessuali sui minorenni e festini a base di sesso. Villa Sacro Cuore “è una bolgia” ha detto a Fq MillenniuM un ex paziente. Che ha parlato di “un insieme di preti con patologie e disagi diversi, chiusi lì tutti insieme, in una situazione che rischia di accentuare i loro problemi”. La conferma dalle parole di un ex sacerdote sardo che ha scelto di uscire dal clero dopo che il suo superiore voleva inviarlo al “recupero” per la sua dichiarata omosessualità: “Ti subisci il tuo anno di terapia e te ne torni buono buonino facendo quello che facevi prima. Magari stando solo attento a scopare di nascosto, senza lasciare tracce”.

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