La società di cui era stato presidente e amministratore delegato lo aveva portato in tribunale. Il motivo? Gli contestava un’azione di responsabilità per spese personali finanziate con la carta di credito aziendale. La III sezione civile del tribunale di Roma, però, ha dato ragione al deputato Pd, Ernesto Carbone, rigettando la domanda della Sin, la società controllata dall’Agea e nata per sviluppare e gestire il Sistema informativo agricolo nazionale. La società ha contestato al deputato dem la spesa di oltre 23mila euro di spese personali effettuate dall’allora ad di Sin tra il 2011 e 2013. Soldi che Carbone aveva speso per ristoranti, viaggi e trasferte, noleggio auto con conducente e viaggi in treno. Spese che però non hanno causato alcun danno al patrimonio di Sin, dato che le spese contestate a Carbone sono state rimborsare da Agea, socio pubblico di maggioranza della stessa società. Almeno secondo i giudici romani.

“Rileva il collegio la insussistenza del pregiudizio al patrimonio sociale della Sin, atteso che nessun danno al patrimonio sociale della Sin è derivato dai contestati comportamenti illeciti di Carbone. È invero pacifico fra le parti che le spese contestate sono state oggetto di rimborso da parte del socio pubblico di maggioranza Agea che in forza dell’articolo 7 dell’atto di struttura è tenuta a rimborsa re a Sin le spese previste nel bilancio di previsione dei costi di struttura e degli organi sociali”, scrive il giudice Francesco Mannino nella sentenza depositata il 10 aprile del 2017.

“Nel caso di specie – continua il giudice – la parte attrice ha riconosciuto la circostanza dell’avvenuto rimborso degli asseriti ammanchi ad opera di Agea, tant’è che ha testualmente dichiarato: proprio la provenienza pubblica del rimborso ha obbligato doverosamente la procedente a richiedere al Carbone la restituzione delle spese non giustificate né giustificabili. Non si può non rilevare l’insussistenza in radice di un danno al patrimonio della Sin in quanto le spese della società sono state interamente sopportate dal socio pubblico di maggioranza ”

“Per quanto concerne l’addebito relativo alla mancata vigilanza sull’operato del direttore generale che avrebbe utilizzato indebitamente dal 2007 al 2011 risorse della società per fini personali va rilevato che nessun profilo di responsabilità può essere ascritto a Carbone “, conclude dunque il giudice rigettando l’istanza della Sim, condannata a pagare a Carbone spese di lite per 4.500 euro.

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