Bisogna sempre fare i conti con il portafoglio. È la realtà quotidiana per la maggior parte di noi, ma anche l’industria è obbligata a monetizzare ogni investimento. Tanto più quelli, ingenti, riversati nelle tecnologie per la sicurezza, in special modo quelle (future) legate alla guida autonoma.

Proprio su questo aspetto pare profilarsi all’orizzonte qualche nuvola grigia, se non proprio nera. Almeno secondo l’indagine di mercato della compagnia Deloitte di cui dà conto il sito Business Insider: le interviste a 22mila consumatori di 17 Paesi diversi – dunque un profilo internazionale che interessa anche l’Europa, Italia compresa – mostrano un forte gradimento per queste tecnologie, ma anche un calo nella propensione a voler spendere parecchio per poterne disporre.

La ricerca evidenzia qualche dettaglio in più sull’utenza nordamericana, ma il panorama si può considerare piuttosto similare al nostro: in buona sostanza, i dati mostrano crescente interesse per i vari sistemi di ausilio alla guida, con in testa controllo di velocità adattivo e frenata automatica di emergenza, ma al contempo mostrano una propensione di spesa limitata a in media a 925 dollari per funzionalità avanzate: il che significa una riduzione consistente del “budget” rispetto alla stessa indagine Deloitte sul medesimo tema, risalente al 2014. Quanto in meno? Ben il 30%, vale a dire quasi un terzo.

“Una quota significativa dei consumatori (americani, ndr)”, sostiene la ricerca, “suggerisce addirittura che l’industria automobilistica dovrebbe sopportare l’intero costo per mettere queste tecnologie avanzate sul mercato, sostenendo il sostanziale rifiuto a pagare di più per queste dotazioni anche se destinate a migliorare la sicurezza”.

Un “boccone” piuttosto difficile da digerire, sostiene il portale economico, per l’industria automobilistica, che sta investendo miliardi nella tecnologia di guida autonoma. Con Volvo che ad esempio prevede di vendere autoveicoli sostanzialmente a prova di decesso entro il 2020, o Tesla che sta per entrare nello spazio del mercato di massa con il lancio del suo modello 3: in questo caso specifico, fa notare il rapporto Deloitte, tutte le vetture di questo produttore della “nuova frontiera” saranno dotate dell’hardware costoso per supportare le capacità di guida semiautonoma o autonoma nel futuro, ma i proprietari in special modo del prossimo modello più accessibile potrebbero risultare meno disposti a pagare l’extra di 5.000 dollari richiesto per dotare la propria auto del software di guida autonoma, rispetto agli acquirenti delle lussuose Model S e Model X.

In realtà, diversi costruttori si starebbero preparando per questi scenari economici, dove i consumatori potrebbero non essere disposti a sostenere grandi investimenti per i costi aggiuntivi delle nuove tecnologie: Ford e Uber intendono introdurre autovetture a guida indipendente in realtà intese come parte di flotte dedicate a servizi condivisi; la Waymo di Google starebbe esplorando un servizio di taxi robotizzato per i suoi minivan a conduzione “artificiale”.

D’altro canto, sempre secondo la ricerca USA, i servizi di condivisione non sono così popolari nelle aree urbane decentrate (così come da noi, ndr), dove l’uso dell’auto tradizionale per muoversi resta prioritario. E’ dunque difficile immaginare per questo business di mobilità condivisa a guida autonoma un impatto significativo in tutte le aree geografiche al di fuori dei centri nevralgici delle metropoli.

Questo scenario, in ultima analisi, sembrerebbe sollevare diverse incertezze su come l’industria automobilistica riuscirà a graduare l’offerta della sua tecnologia di guida indipendente nelle aree dove la proprietà di un’auto personale è prevalente. Resta poi da valutare – secondo la Società di ricerca – se i futuri servizi di taxi autonomi, che non richiedono il costo dell’autista, saranno sufficienti a compensare il prezzo della tecnologia necessaria a questo genere di conduzione affidata ai “chip”.

È tuttavia anche vero, conclude il portale economico, che alcuni fabbricanti di automobili sono già riusciti ad introdurre funzionalità autonome più avanzate senza chiedere supplementi particolarmente consistenti ai consumatori: viene citato ad esempio i pacchetto Honda Sensing che in Usa include i principali ausili alla guida per un prezzo moderato in un migliaio di dollari, ed è vero che anche in Europa parecchie Case si stanno muovendo su questo genere di pacchetti dal rapporto costo/contenuti particolarmente interessante per il cliente finale. Avverrà lo stesso anche per l’automobile capace di far tutto da sé?

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