A causa dell’infortunio di Michele Emiliano il classico confronto tv su Sky fra i concorrenti alla segreteria del Pd (e alla nomination di candidato-premier) non si è tenuto in piedi, come al solito, ma seduti ad un tavolo. Il tavolo ben illustra il succo del confronto: toni bassi e un vincitore a tavolino, cioè per assenza di avversari, Matteo Renzi. A differenza di quella adottata all’esterno, la strategia adottata da Renzi dentro al partito è perfetta.

Profilo basso, poche apparizioni tv, quasi nessuna intervista e un confronto diretto, quello di ieri sera, giocato a mezza velocità, in mantenimento. Mantenimento del vantaggio che ha, come emerso dal voto nei circoli (62 Renzi, 29 Orlando, 8 Emiliano) e dai sondaggi.

La seconda parte della strategia è quella di difendere il proprio operato, dimostrando di essere il solito Matteo. Durante il confronto Renzi ha infatti difeso la sua tentata riforma costituzionale e il Jobs act, oltre ad altre misure meno di impatto. Nessun pentimento. In questo modo Renzi parla a quel 40% che ha votato Sì al referendum. Uno zoccolo duro che ovviamente è di casa nel Pd. Quindi per vincere le primarie è strategicamente corretto mostrare di non essere cambiato, ma di essere ostinatamente convinto della bontà delle proprie riforme, fatte o tentate.

Certo, in questo modo Renzi vince solo dentro al Pd, dove gli anti-renziani sono in minoranza. Ma al di fuori del Pd questo atteggiamento lo porterà alla sconfitta. Se Renzi lo capirà, il giorno dopo le primarie cambierà nettamente narrazione, iniziando la campagna elettorale per le politiche. Se non lo capirà, e quindi non cambierà, allora scomparirà.

Per la sua strategia sulla vittoria alle primarie, Renzi merita un voto molto alto. Ma dato il gioco facile, dovuto dalla scarsità comunicativa degli avversari, il mio giudizio è: positivo.

Renzi: voto 8

Il terzo aspetto importante della strategia di Renzi combacia con il primo degli avversari: puntare sulla scarsa partecipazione.

Si prevede una bassa affluenza alle primarie. Sia per il calo di partecipazione di oltre 30mila iscritti al congresso, sia per il calo che il Pd registra, in generale. In ultimo, perché il risultato della vittoria di Renzi è scontato.

Alla bassa affluenza si appelleranno dal momento dopo l’uscita dei risultati gli avversari sconfitti: con così pochi elettori, “il voto è meno significativo, il potere è meno legittimo“, diranno Emiliano e Orlando. Ma Renzi non ha nessuna intenzione di accettare questo racconto.

Già dopo altre elezioni poco partecipate ha chiarito di non considerare un problema la bassa affluenza. L’importante è vincere. Forse è proprio per questo pragmatismo che Renzi continua, almeno internamente al Pd, a vincere. Questo quadro emerge chiaramente dalla risposta di Renzi e Andrea Orlando alla domanda sulle attese in merito all’affluenza.

Renzi ha detto: “Tutto ciò che ha la cifra un milione davanti va bene”. Mentre Orlando ha citato lo stesso Renzi per raddoppiare: “Io fisserei l’asticella ai due milioni di persone come disse Renzi nell’ultimo congresso del partito”.

Proprio per prevenire la polemica sulla bassa partecipazione, Renzi punta ad una legittimazione data da un risultato netto alle urne. Renzi non vuole vincere, vuole stravincere. Spera così di mettere a tacere le polemiche sull’affluenza. Questa intenzione emerge anche dalla prima risposta alla domanda su quale risultato sarebbe soddisfacente per lui: Renzi ha detto di voler vincere con il 50% più un voto, quindi al primo turno.

Restare appesi solamente a questa polemica non è una grande strategia per Emiliano e Orlando. Infatti, il governatore della Puglia, vera delusione in questo dibattito secondo me, apre lamentandosi del poco tempo messo a disposizione per la campagna e dice di candidarsi per non lasciare il confronto solo agli altri due. Un po’ poco per convincere qualcuno a votarti.

Emiliano, solitamente energico ed empatico, è apparso abbacchiato e non ha saputo colpire.

Emiliano: voto 4,5

La sorpresa di questo confronto è stata Orlando.

Comunicatore mediocre per sua stessa, umile, ammissione, è sembrato sorprendentemente a suo agio. Risposte chiare, buon ritmo, sorriso. Niente di sconvolgente, sia chiaro, ma rispetto alle precedenti uscite è apparso molto in forma, sembrava divertirsi. Sintomo di uno che apprende velocemente e, merito a lui, che non si tira indietro nonostante i limiti che crede di avere.

Ad Orlando come comunicatore in generale darei un voto 4, ma per questo salto di qualità, il voto che do alla sua performance su Sky è più alto.

Orlando: voto 6,5

Avrei dato perfino un 7, ma alla domanda “Che poster aveva in camera a 15 anni?”, Orlando ha dimostrato di essere ancora un principiante della comunicazione. Emiliano, il primo a rispondere, se l’è cavata bene: aveva il poster di Gigi Riva. Anche Renzi è apparso genuino: Baggio e i Duran Duran. Mentre Orlando è scivolato sul banale, dicendo che a 15 anni aveva il poster di Berlinguer. Rispondere con figure storiche, politiche e intellettuali di altro livello è banale (oltre ad essere probabilmente una bugia).

Credo che gli elettori del Pd non siano andati a dormire confusi al termine della trasmissione. Nel Pd, dopo Renzi c’è solo Renzi. Una campagna noiosa come non capitava da tempo. La partita molto più interessante si giocherà fuori.

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