Riuscite a immaginare Christian De Sica accanto a Gael Garcia Bernal e Malcolm McDowell? Beh, sforzatevi, perché è esattamente quello che vedrete dal 26 aprile su Sky, quando farà il suo esordio la terza stagione della serie cult Mozart in the Jungle, già vincitrice di un Golden Globe come miglior serie comedy (con Garcia Bernal premiato come migliore attore).

In Mozart in the Jungle, peraltro, ci sarà molta Italia, a cominciare da Venezia, dove è stata girata gran parte della terza stagione, e da Monica Bellucci nei panni di un soprano, un ruolo importante per lo sviluppo narrativo dei nuovi episodi. De Sica, invece, sarà l’ex marito della Bellucci, un impresario teatrale losco e assai “italiano”.  Ma cosa succederà nelle dieci nuove puntate (con la partecipazione addirittura di Placido Domingo in carne e ugola), lo scopriremo dal 26 aprile in poi. Quello che ci incuriosisce, invece, è l’incontro bizzarro tra la serie più cool del pianeta, quella che piace alla gente che piace, che devi dire di aver visto anche se non è così, altrimenti faresti una figura barbina, con il principe della comicità da cinepanettone, l’alfiere delle risate facili e affatto raffinate, a uso e consumo delle orde di occasionali spettatori cinematografici durante le vacanze natalizie.

Sia chiaro: Christian De Sica è un signor attore e nel corso della sua carriera ha regalato anche momenti di esilarante comicità. A modo suo, ovviamente, strizzando l’occhio consapevolmente alla pancia del pubblico. Ma quella è stata una scelta precisa, ponderata e rivendicata con un certo orgoglio. Per almeno due decenni, i cinepanettoni della premiata ditta De Sica – Boldi facevano esplodere i botteghini. Qualità bassa anzicheno, resa economica massima. Poi, deo gratias, il cinepanettone classico è andato in crisi irreversibile e De Sica ha deciso di tornare a una commedia meno sboccata, con sceneggiature più corpose.

Cinepanettoni a parte, De Sica è anche il meraviglioso Tony Brando di Compagni di Scuola di Carlo Verdone, il cantante fallito che chiede una mano al sottosegretario per poter rimettere piede in Rai, dopo il famoso “schiaffo di Anagni” e la mano birichina che scivolava verso il pube durante l’esecuzione dell’hit “Collant Collant” (correte su YouTube e recuperate la scena del dialogo tra De Sica e Massimo Ghini perché è irresistibile). O Don Buro di “Vacanze in America, Roberto Covelli del primo “Vacanze di Natale”, beccato a letto da mamma e papà col maestro di sci Zartolin (altra scena epica).

Poi sono arrivati i film in serie con Boldi e la qualità è progressivamente calata a livelli infimi e persino insultanti, per un signore con il suo talento comico. Perché se avesse fatto scelte diverse, oggi De Sica sarebbe osannato anche dal critico più feroce, visto che è innegabile la naturale verve comica di questo cavallo di razza che ha soltanto deciso, per soldi e popolarità, di parlare al pubblico meno “strutturato” e che comunque, anche in questo, è riuscito a lasciare il segno.

Ora lo vedremo nientemeno che in Mozart in the Jungle e siamo sicuri che anche i più collaudati radical chic riusciranno a tessere le lodi di un signore che per anni hanno snobbato o addirittura disprezzato.  Noi, sia chiaro, lo amiamo da tempi non sospetti, da quando, nelle vesti di Tony Brando, aveva avuto “la colpa di anticipare il discorso di Prince, di Madonna…”, e non sarà certo il bollino radical a spingerci ad esaltare un attore comico che talentuoso e esilarante lo è sempre stato, anche nei suoi film peggiori.

 

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