C’è chi si mette in viaggio per inseguire un sogno, chi spera in un futuro migliore e chi invece desidera cambiare. Francesco Speradio, 34 anni, nato e cresciuto a Cosenza, in Calabria, ha lasciato l’Italia alla ricerca della felicità. L’ha trovata a Oslo, in Norvegia, la Tigerstaden, o città tigre, che diede i natali a poeti, pittori e premi Nobel. Dove oggi vive e lavora come blogger e collaboratore di VizEat, start up francese di social dining che ha conosciuto una veloce espansione europea. “Andare via dall’Italia per me ha significato sentirmi più leggero, più forte – racconta Francesco – vivere in Norvegia mi permette di concentrarmi sui miei impegni lavorativi e familiari con serenità. Lo Stato qui è efficiente, ti disturba solo se è necessario e svolge il proprio ruolo semplificando la vita dei cittadini. Il contrario dell’Italia, insomma, dove, lo sappiamo, lo Stato per salvare se stesso sacrifica i diritti in favore dei doveri”.

La decisione di partire Francesco non l’ha presa a cuor leggero. Diplomato in pianoforte con abilitazione all’insegnamento, a Cosenza, prima di cambiare paese e cambiare così anche la propria vita, aveva aperto un caffè letterario, ristrutturando un ex deposito ferroviario. “Ma sono sempre stata una persona ambiziosa, alla ricerca della migliore qualità di vita possibile. Così, dopo una vacanza in Scandinavia, mi sono reso conto di voler provare a conquistarla”.

In Italia Francesco sentiva di non avere prospettive nonostante la voglia di fare, di costruire. “In un Paese dove le liste elettorali sono bloccate e decise dall’alto, i ruoli dirigenziali scelti tra intrallazzi, le università sono affari di famiglia, e anche i privati sono fortemente condizionati dalla politica locale, come si può parlare di meritocrazia?  I giovani italiani nati dopo il 1970, poi, affrontano uno dei mercati del lavoro più difficili, e non è certo colpa loro. Le opportunità di trovare un impiego dignitosamente retribuito sono bassissime, se non nulle. Vedo il Paese peggiorare ogni giorno di più sotto il profilo non solo economico, ma soprattutto sociale e culturale”.

A conti fatti, quindi, racconta Speradio, “sentivo che rimanere sarebbe stata una perdita di tempo, uno spreco di energie personali veder cambiare i governi, sentire le solite promesse, dannarsi per i soliti problemi, aspettare che qualcuno cambiasse qualcosa in un Paese dove tutto peggiora costantemente da decenni”. Quelle energie, invece, Francesco oggi le investe nella sua nuova quotidianità. “Sì, sono felice. Mi sento legato a Oslo dalla stessa voglia di diventare migliore ogni giorno che ho sentito lasciando l’Italia. Lo stile di vita norvegese, diverso da quello a cui siamo abituati, fa bene alla salute, alle relazioni sociali e al modo di pensare, e lo si avverte soprattutto nel lungo periodo”. Qualche esempio? “La città è splendida, multiculturale, affacciata sul mare ma circondata dalle montagne, e a volte mi sposto a piedi solo per godere della sua bellezza, anche se i trasporti funzionano benissimo e ci sono tram ogni 3 o 4 minuti. D’inverno, poi, si tira fuori lo slittino, si organizzano escursioni nei boschi, anche di notte, mentre durante le belle giornate si griglia all’aperto e si pesca sul fiordo. E’ un po’ come vivere in vacanza”.

E se qualche volta subentra un pizzico di malinconia, e la mente ritorna al celeste pieno del Mediterraneo, sorride Francesco, “nessun problema: prendo un volo low cost e mi godo la mia patria natale da turista”. In definitiva, quindi, “il consiglio che offro ai miei coetanei rimasti in Italia è lo stesso che ho dato a me stesso qualche tempo fa, e che ho scritto sul mio blog, InOslo.info: “Do what makes yourselves happy”, cioè fate ciò che vi rende felici. E se questo significa partire, allora trovate il coraggio di farlo. Il mercato del lavoro norvegese, ad esempio, nonostante la passata crisi mondiale del petrolio è florido e pieno di possibilità. Con una buona conoscenza dell’inglese, un budget per sostenere i tre mesi iniziali, utili a sistemarsi, spirito di sacrificio e predisposizione al cambiamento potrete iniziare, come me, una nuova avventura”.

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“Preferisco crescere i miei figli in Cina perché l’Italia non investe sui giovani. E così non ha futuro”

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Musicoterapeuta in Germania. “In Italia la libertà sul lavoro era legata al menefreghismo. Qui stipendio quadruplo”

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