Dell'”inferno di dolore” da cui si è finalmente liberato, lontano da casa e dopo un viaggio drammatico, nelle sue condizioni, come ha raccontato il suo pietoso e coraggioso accompagnatore Marco Cappato, non è importato abbastanza al capo dello Stato Sergio Mattarella a cui il dj Fabo aveva rivolto un accorato appello, ai nostri rappresentanti in Parlamento ma, temo, nemmeno a nessun altro.

Altrimenti l’ultimo, penultimo o terzultimo cittadino italiano, in ordine cronologico, per esercitare quello che dovrebbe essere un diritto elementare in un paese civile e laico non sarebbe stato costretto, due giorni prima della sua liberazione in Svizzera, a urlare il suo “Vergogna” nei confronti delle istituzioni di uno Stato ostile e insensibile nei confronti di chi è più debole, colto nel momento più drammatico.

Noi tutti – e lo dico in primo luogo a me stessa – che in questi anni abbiamo fatto sentire spesso la nostra voce tra mille ostracismi e silenzi per affermare principi elementari in uno Stato democratico e di diritto, bellamente messi sotto i piedi da una classe politica indegna, connivente o passiva per convenienza, non abbiamo fatto abbastanza per pretendere che non si ripetessero le scandalose vicende sviluppatesi intorno ai “casi” di Eluana Englaro o di Piergiorgio Welby.

Nell’arco di ben dieci anni i “casi” di cittadini italiani costretti a espatriare per morire con dignità si sono moltiplicati nell’indifferenza e spesso in un disinteresse che confina con il disprezzo da parte di una variegata costellazione di “onorevoli” mobilitati ad affossare qualsiasi iniziativa legislativa che in modo coerente tenti di contrastare l’accanimento terapeutico e di riconoscere l’autodeterminazione individuale sul fine vita.

Il dibattito parlamentare sull’eutanasia è bloccato da un anno mentre il disegno di legge sul biotestamento intitolato “Disposizioni in materia di consenso informato, di disposizioni anticipate di trattamento e di testamento biologico” ha avuto il primo via libera dalla commissione Affari sociali della Camera il 17 febbraio. E’ bene ricordare però che si tratta di testamento biologico, quindi esula dall’eutanasia o dal suicidio assistito, come vogliono definirlo i più critici. Infine, restano inutilizzati i registri per il testamento biologico disseminati nei comuni d’Italia, iniziativa scoraggiata e impedita dall’ostruzionismo degli integralisti cattolici.

Ma la calendarizzazione del ddl sul biotestamento è lontana dall’essere fissata e i rinvii sono già stati tre.  Quanto ai proclami di voler “fare in fretta” per cavalcare l’emozione e lo sdegno di un’opinione pubblica infinitamente più responsabile, umana e consapevole dei suoi rappresentanti da parte degli stessi che hanno stigmatizzato come un “assassinio” la scelta di Beppino Englaro  o tentavano, come la madrina forzista (ed ex radicale) del family day Eugenia Roccella di imporre nel biotestamento l’idratazione forzata, evidenziano perfettamente l’ipocrisia e l’opportunismo degli esternatori del giorno.

E’ meglio che sia chiaro come la tragedia di Fabiano sarà destinata a essere messa nel dimenticatoio insieme a tantissime altre di cui non verremo a conoscenza, e per supremo e crudele paradosso, ancora una volta in nome della di quella “sacralità della vita” invocata a copertura di “tanti dolori non necessari inflitti agli italiani che non hanno la possibilità di mettere fine alle loro sofferenze”, per dirla con le parole essenziali di Emma Bonino.

Infine è anche arrivato il momento di rendersi conto che se è fuori di dubbio il condizionamento della Chiesa sul fine vita, è anche vero che, come ci ricorda Marco Belpolitil’intransigenza integralista, peraltro antitetica alla più autentica pietas cristiana, non riassume la galassia frastagliata e in divenire di questo pontificato e le Binetti, le Roccella, i Gasparri e i Giovanardi di turno, rappresentano solo loro stessi e un elettorato, si spera, in via di estinzione.

Se il Pd, che con Luigi Zanda ha rivendicato tronfio l’era renziana come apoteosi del riconoscimento dei diritti civili, volesse veramente dare sostanza a queste affermazioni, potrebbe approvare insieme al M5S, alle vecchie e nuove formazioni a sinistra e ai laici sparsi trasversalmente una legge che non prenda in giro la pubblica opinione sul testamento biologico (e persino sull’eutanasia) e potrebbe farlo “subito”.

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