Tre detenuti del carcere fiorentino di Sollicciano sono evasi, scavalcando con l’aiuto di un lenzuolo un muro di cinta che “non era sorvegliato perché pericolante”. L’inagibilità di quella zona era già stata denunciata da un anno e mezzo, spiega Giuseppe Proietti Consalvi, vice segretario generale dell’Osapp (Organizzazione sindacale autonoma Polizia Penitenziaria), ma “l’Amministrazione Penitenziaria, oltre a fare sopralluoghi, non ha provveduto a risolvere il problema”. Secondo le prime informazioni i tre evasi sarebbero tutti rumeni. Polizia e carabinieri, insieme alla polizia penitenziaria, sono sulle loro tracce e hanno già attivato anche alcuni posti di blocco.

I tre, secondo la prima ricostruzione, hanno fatto un buco in una delle pareti della cella e poi si sono calati nel cortile adibito all’ora d’aria, quindi hanno scavalcato il muro di cinta. Gli agenti penitenziari si sono accorti della loro assenza durante il controllo, probabilmente una mezz’ora dopo la fuga. “In quella zona anche la pattuglia automontata non ci può andare perché l’area è chiusa”, denuncia Donato Capece del Sappe (Sindacato autonomo di polizia penitenziaria). “È venuto giù tutto il parapetto del muro di cinta – aggiunge – e non è stato fatto niente affinché venisse ristrutturato e messo in sicurezza”.

“E nulla ha fatto anche il Sottosegretario alla Giustizia Gennaro Migliore, che venerdì era stato a Sollicciano prima di incontrare in un oratorio della città i volontari di alcune Associazioni”, ricorda Capece. “Il muro di cinta era inagibile, le sentinelle 6 e 7 non ci sono da mesi e nella I Sezione c’è la vigilanza dinamica, che riduce la presenza dei poliziotti nelle sezioni detentive a favore di un regime penitenziario aperto, ossia più ore i detenuti fuori dalle celle”. “Se avessero ascoltato le denunce del Sappe – conclude – questo non sarebbe avvenuto”.

“Tra l’altro – aggiunge Proietti Consalvi in una nota – più volte si è chiesto lo sfollamento dei detenuti per motivi di sicurezza, anche legati alla mancata vigilanza del perimetro del carcere fiorentino, ma l’amministrazione penitenziaria finora ha preferito non ascoltare il grido di aiuto del sindacato. Il regime di apertura completa della popolazione detenuta non ha agevolato il controllo e il mantenimento dell’ordine e della sicurezza dell’Istituto, lasciando in pratica da solo il personale di polizia penitenziaria”. “Speriamo che, dopo questo fatto – conclude il vice segretario – i vertici dell’amministrazione penitenziaria paghino per le proprie responsabilità“.

Gli evasi in fuga sarebbero tre dei componenti dell’organizzazione specializzata in furti smantellata dai carabinieri tra Firenze e Lucca nei primi giorni di febbraio. La banda, 25 persone tutte romene, era nota per azioni fulminee, in media un minuto e mezzo a colpo, e per fare razzia preferibilmente di gioielli, cellulari, tablet e auto di grossa cilindrata.

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