Quando, la mattina del 9 novembre, appena sveglia, ho letto la notizia del trionfo di Donald Trump sulla “sciura” Hillary, ho letto commenti e articoli, mi sono “pippata” video interviste di giornalisti, talk show, telegiornali, Sky, La7 eccetera, eccetera. Poi mi sono rilassata un attimo, ho guardato la sesta puntata di The Young Pope (sia lodato Sorrentino) e ho cominciato a riflettere su quanto accaduto.

Donald Trump, il buzzurro parruccato, il becero miliardario, omofobico e sessista, campione mondiale di commenti razzisti e volgari diventerà il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America. Ironia della sorte, proprio nel giorno in cui decorre il 27esimo anniversario della caduta del Muro di Berlino, il popolo americano decide di affidare le sorti del Paese più potente del mondo a un uomo che in campagna elettorale ha espresso il desiderio di erigere un altro muro, quello tra il Messico e gli Stati Uniti: “Sarà un muro impenetrabile, alto, imponente e bello”. Tolleranza zero è il mantra di Trump nei confronti dell’immigrazione clandestina contro la quale stabilisce fino 5 anni di carcere e prevede inoltre la deportazione di 2 milioni di immigrati illegali insieme alla cancellazione del diritto di cittadinanza per nascita.

Sul versante economico Trump promette agevolazioni fiscali e una riduzione delle tasse unite all’aumento di posti di lavoro (sembra una storiella già sentita…ma vabbè ). Per quanto riguarda l’energia, mr. President sostiene senza se e senza ma che la storia del riscaldamento globale sarebbe una “bufala” e che bisognerebbe puntare tutto sull’oro nero lasciando a casa ogni idea malsana di energie rinnovabili. In politica estera infine, Trump sostiene fermamente un riavvicinamento con Russia e Cina, promette la sconfitta dell’Isis e la totale scongiura della minaccia nucleare dell’Iran. Tutto questo allo scopo di riportare l’America a una situazione di stabilità e crescita economica, di diminuire la criminalità e di garantire a ogni cittadino americano più sicurezza, nel tentativo di recuperare così la fiducia che il popolo americano (e non solo!) aveva perso nelle istituzioni.

Ora, detto ciò, anziché cominciare a blaterare senza senso su quale immane tragedia sia calata sul mondo occidentale, sarebbe utile ragionare sul perché dopo la svolta epocale di un Presidente di colore, l’America decide di farsi guidare da un ricco imprenditore, volgare e sessista, privo di esperienza politica, piuttosto che da una donna forte e competente, dalla lunga storia politica, che avrebbe potuto essere il primo Presidente di sesso femminile della storia, con tutto ciò che questo avrebbe rappresentato.

Immediatamente è scattato il parallelismo con la situazione politica italiana che risulta tremendamente simile a quella americana, infatti anche il nostro bel Paese è spaccato in due: da una parte c’è il saputello esperto di politica, che gioca a fare il rivoluzionario, salvo poi rimanere ben saldo ai “vecchi e cari” poteri forti senza i quali non sarebbe mai arrivato dov’è e alla vecchia politica che prometteva di svecchiare, salvo poi essere invecchiato più di lei, dall’altra parte c’è tutta una serie di rappresentati del malcontento popolare che, con metodi evidentemente differenti, intendono dar voce a quella parte d’Italia che non ce la fa più, che è stanca e ha perso la fiducia nella vecchia classe politica e che diciamolo apertamente, si è rotta le balle dei soliti sproloqui, delle promesse non mantenute e grida al cambiamento.

Ecco il motivo dell’ascesa del M5S, nonostante la consolidata classe politica italiana tentò di liquidarlo come fenomeno passeggero ed ecco la spiegazione del grande consenso che riscuotono i proclami razzisti di Salvini. Il popolo americano non ha scelto il meno peggio, ha scelto di scombinare le carte, di buttare all’aria qualsiasi perbenismo perché ha capito che non funziona, ha deciso di non farsi abbindolare dalle belle parole, ma anche di dare una chance a quelle brutte.

Nel buddismo si direbbe che il popolo americano ha deciso di “mettere delle cause alternative”, ossia di agire nella maniera opposta rispetto a ciò che si è soliti fare o che ci si sarebbe aspettato in modo da creare degli effetti nuovi, diversi, senza i quali non potrebbe avvenire nessun reale cambiamento. In fondo, pensandoci bene, anche questa per gli Stati Uniti risulta essere una svolta epocale, resta solo da capire, nei prossimi mesi, se gli effetti che produrrà saranno positivi o negativi.

Certo, l’immagine pubblica ne ha tristemente risentito. Almeno Berlusconi aveva optato per un sobrio castano scuro.

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